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Come cambia lo shopping. La lezione di Selfridges

Il commercio sostenibile basato sull’economia circolare per un futuro a zero emissioni entro il 2040


Let’s Change the way we shop: un messaggio immediato e coinvolgente che corre lungo le storiche facciate dei grandi magazzini Selfridges nel West End di Londra, acceso dai toni intensi del giallo dei caratteri. Un colore non casuale, simbolo di riconoscimento per confezioni e borse della nota catena britannica, fondata nel 1908 e fin da quella data energica nel reinventare l’esperienza dello shopping.

Anni di grandi cambiamenti per il mondo degli acquisti lungo la high street: ambiti un tempo dedicati quasi esclusivamente al retail che in seguito alla pandemia e al crescente interesse verso lo shopping on-line sembrano venir meno alla loro identità. Luoghi urbani segnati dalla chiusura di un numero sempre più alto di attività che si preparano a nuove sfide selezionando usi alternativi per colmare il vuoto delle funzioni svanite.

Nella panoramica dei nostri giorni, anche la presenza dell’iconica Oxford Street oggetto di progetti volti a reinserire usi per il tempo libero, il terziario e il residenziale, sia lungo il suo perimetro che all’interno degli estesi grandi magazzini attualmente in disuso o parzialmente occupati. Insolito anche il tipo di negozi che oggi abitano la grande arteria nel centro della capitale, dove le numerose boutique del passato sono state rimpiazzate da effimeri pop up store per dolci o souvenir, sul modello americano.

Ma come può cambiare il modo in cui facciamo acquisti? Un invito positivo emerge dalla estesa strategia proposta da Selfridges. Un’iniziativa dove lo shopping sostenibile, basato sui principi dell’economia circolare diviene un mezzo per incamminarci verso un futuro a zero emissioni entro il 2040. Un percorso attento, radicato sulle premesse di Project Earth, titolo dell’ambiziosa strategia lanciata dal brand nell’agosto del 2020 per reinventare il mondo del retail.

A distanza di due anni, il primo resoconto di successo relativo ai principi di Project Earth a cui si legano i nuovi target del piano. Materiali, modelli e mentalità i punti chiavi dell’orditura del sistema che entro il 2030 prevede la vendita dei soli prodotti in grado di rispettare rigorosi standard etici e ambientali.

Requisiti che verranno impiegati per selezionare tutti gli oggetti acquisiti o in vendita nei negozi della catena e che verranno seguiti anche per la selezione delle finiture d’arredo e materie per costruzione. Tra gli esempi il ristorante Pizza Pilgrims, nel magazzino londinese, dove la scelta delle componenti per gli interni insieme a quella degli ingredienti per il cibo è stata intesa come un’opportunità per innovare secondo i principi della sostenibilità. I piani dei tavoli sono costituiti da superfici in plastica riciclata mentre il rivestimento delle sedute impiega il Pinatex, alternativa vegana alla pelle, realizzata con il riuso di ananas.

Sempre con orizzonte 2030, l’impegno che il 45% delle transazioni arrivi da servizi e prodotti circolari.  Scambi che vanno al di là degli acquisti consueti e si aprono verso il riuso, il riciclo, il noleggio, il ripristino e il “re-fill”, per usare un altro termine anglosassone, di oggetti esistenti. Re-selfridges, il termine che prelude allo shopping del futuro legato all’economia circolare: un mondo con modelli alternativi per la spesa, focalizzato nell’estendere la vita degli oggetti e delle loro confezioni, ridurre i rifiuti e promuovere migliori abitudini per il settore.

Un ecosistema aperto alla sperimentazione di nuovi modelli per raggiungere gli obiettivi prefissati, sostenuti dai dati degli ultimi due anni che hanno contato 8mila refills, facilitato 28mila riparazioni, affittato più di 2mila oggetti e registrato un aumento del 240% nella vendita di capi usati.

Con piattaforme online e quattro gallerie commerciali a Manchester, Birmingham e Londra, Selfridges si colloca tra i brand del lusso d’oltremanica. Nel 1909 la nascita del flagship store londinese lungo Oxford Street, noto come il secondo negozio per grandezza nel Regno Unito, secondo solo ad Harrods. Due anni fa la creazione della piattaforma di rivendita Reselfridges seguita nel 2021 dal sito di Selfridges per il noleggio. “Rent”, l’attività in via di sviluppo, caratterizzata dalla domanda di abiti per occasioni speciali quali matrimoni o sport come lo sci, che nel prossimo futuro vedrà lo sviluppo di linee dedicate ai bambini o ad abbonamenti per l’affitto di accessori. Ancora, “Resale” è il modello legato allo scambio di oggetti “già precedentemente amati”, sul mercato con circa trenta marchi, segnato da un forte sviluppo fin dai primi giorni della sua creazione.

«La nostra visione è quella di reinventare il retail e creare un futuro più sostenibile, e Project Earth e i nostri nuovi obiettivi lo sostengono. Riconosciamo – spiega Andrew Keith, managing director di Selfridges – che dobbiamo sfidare noi stessi per accelerare il cambiamento e i nostri ambiziosi target per l’economia circolare e per i materiali lo sono. Non abbiamo tutte le risposte, ma ci impegniamo nel trovare soluzioni, attraverso un continuo approccio fantasioso per l’innovazione del commercio al dettaglio. Non possiamo sottovalutare la scala della nostra intraprendenza, ma siamo ispirati da ciò che ci sta di fronte e da come lo porteremo in vita per i nostri clienti».

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