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Col Miart l’Italia coniuga arte e sostenibilità ambientale

Gcc punta ad abbattere le emissioni di carbonio del settore museale e artistico del 50% entro il 2030


È Miart, l’esposizione d’arte contemporanea, moderna e design ­– in programma dal primo al tre aprile a Milano – la prima fiera italiana a entrare nella Gallery Climate Coalition (Gcc) l’associazione internazionale battezzata a Londra nel 2020 con l’obiettivo di spingere la sostenibilità ambientale nel settore artistico ossia ad abbattere le emissioni di Co2. L’Italia ha aderito alla Coalizione a fine gennaio e il debutto concreto sul campo avverrà proprio in occasione della 26ma edizione di Miart, sotto la direzione per il secondo anno di Nicola Ricciardi (fra i membri del comitato fondatore di Gcc Italia) – sono attese 150 gallerie provenienti da oltre 20 Paesi – con uno stand dedicato alla promozione del cambiamento collettivo e sistemico.

Gcc, che conta ad oggi circa 700 membri da 20 Paesi, punta ad abbattere le emissioni di carbonio del settore di almeno il 50% entro il 2030 (in linea con l’Accordo di Parigi), stabilendo obiettivi perseguibili e sviluppando le risorse necessarie facendo leva sull’innovazione. E chiama a raccolta gallerie, artisti, organizzazioni non profit e istituzioni e imprese del settore artistico per fare squadra e spingere il cambiamento.

“La Coalizione mira all’obiettivo del 50%. Ma una riduzione delle emissioni nell’ordine del 70% sarebbe più in linea con le istanze climatiche. Nei prossimi anni sempre più nuove tecnologie diventeranno disponibili, cambierà il modo di lavorare e cambieranno anche le aspettative del pubblico ecco perché stiamo incoraggiando i nostri membri ad alzare i target”, sottolinea l’associazione in un paper dello scorso anno sui dettagli dell’iniziativa.


Stando alle stime, le emissioni di carbonio attribuibili al mondo dell’arte sarebbero nell’ordine di 70 milioni di tonnellate di Co2 all’anno, di cui il 74% (52 milioni) alla voce “viaggi” e il restante 26% ai consumi energetici degli edifici in cui sono ospitate gallerie e mostre.


La Coalizione ha già sviluppato una serie di strumenti per la quantificazione delle emissioni carboniche: sul sito dell’organizzazione è disponibile un “carbon calculator” che permette di stimare l’impronta di carbonio in base a metriche comuni alla maggior parte delle gallerie d’arte: voli aerei per la spedizione delle opere, quantità di energia consumata all’interno delle gallerie, packaging, attività di stampa. Ciò consente di misurare le proprie emissioni di CO2 ma anche di scoprire in quali fasi si raggiungono i picchi inquinanti e quindi come mettere a punto azioni per intervenire. E la Coalizione fornisce anche indicazioni per abbattere sprechi e consumi: ad esempio, consiglia Gcc, nel caso di invio di un numero elevato di opere è preferibile l’invio via nave invece che via aereo e fra i suggerimenti anche la condivisione di depositi tra le varie gallerie e di altre attività congiunte nell’ambito di fiere. Determinante il ruolo della filiera: Gbc consiglia di dare la priorità a produttori di materiali meno inquinanti e inchiostri di stampa ecocompatibili ed anche di fare squadra con enti e associazioni impegnate in attività di compensazione, come ad esempio la piantumazione di alberi.

Fra le gallerie italiane che hanno già aderito a Gcc Italia ci sono le milanesi Cardi Gallery e Kaufmann Repetto, la Galleria Continua di Roma, la Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze e la galleria Tiziana di Caro di Napoli.

Foto in copertina tratta da www.miart.it

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