Anche a Roma, nel museo delle arti contemporanee, arriva l’intelligenza artificiale
Un “robottino” virtuale. Figlio dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie semantiche. È questa la creatura tenuta a battesimo dal Maxxi di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo che ha deciso di investire nella comunicazione innovativa per offrire servizi di nuovissima generazione ai visitatori. “Ciao benvenuto sul chatbot del Maxxi! Sono solo un software, ma posso provare a darti informazioni utili per facilitare la tua visita. Se sei qui al museo, ti posso accompagnare alla scoperta delle collezioni, dell’edificio e di certi angoli segreti”. È con questo messaggio che il chatbot – realizzato in collaborazione con Engineering – dà il benvenuto ai visitatori e si prepara ad accompagnarli lungo i percorsi e a rispondere a domande e curiosità. Il tutto attraverso lo smartphone e collegandosi a Facebook Messenger alla voce @museomaxxi.
L’obiettivo è proprio quello di creare la massima interazione: più domande si fanno, più si “gioca” con il bot, più si accumulano “museum coin”, monete virtuali spendibili poi all’interno del museo nell’area shopping o anche per acquistare nuovi biglietti, usufruire di sconti e promozioni legati alle card myMaxxi o prenotare visite guidate. Il chatbot, infatti, non andrà a sostituire le guide “tradizionali” né il personale, ma punta a fare da “assistente” e a fornire informazioni che possono aiutare a velocizzare operazioni come gli acquisiti e a offrire servizi aggiuntivi rispetto alle audio-guide. Insieme con il chatbot si potrà andare alla scoperta dell’edificio a firma di Zaha Hadid – l’archistar scomparsa a fine marzo di due anni fa – facendosi guidare attraverso percorsi tematici dedicati alle opere d’arte o di architettura che animano la collezione permanente del museo e approfondire i temi delle mostre che si susseguiranno nel corso del tempo.
Il progetto accende i riflettori anche sulla nuova moneta virtuale “museum coin” nata con l’intento di sviluppare una rete di collaborazione sempre più stretta tra musei e istituzioni culturali italiane e condividere una valuta comune
Ma soprattutto l’iniziativa punta il mirino sull’intelligenza artificiale nel mondo dei musei e si pone all’avanguardia considerato che l’AI è ancora poco sfruttata. Secondo i dati presentati lo scorso febbraio dall’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, su 469 casi globali di utilizzo di intelligenza artificiale, solo il 38% è a regime, e il 21% è in corso di implementazione. I principali ambiti di applicazione riguardano il cosiddetto Intelligent Data Processing (35%), ossia lo sfruttamento di speciali algoritmi per estrarre informazioni, analizzarle e avviare azioni specifiche. Fanno parte di questa categoria proprio i chatbot (anche noti come virtual assistant) protagonisti del 25% dei progetti in questione.
A proposito di chatbot “museali”, al Museion – il museo di arte contemporanea di Bolzano – ha debuttato a metà marzo il chatbot Pierrot. Trilingue – comunica in italiano, tedesco e inglese – è utilizzabile attraverso Facebook Messenger sullo smartphone oppure sull’iPad posizionato al piano terra della struttura. Pierrot, oltre a guidare i visitatori nei percorsi, svolge inedite funzioni: aiuta ad esempio a individuare la propria opera preferita in esposizione e a stampare il poster da portarsi a casa. Chatbot sono operativi anche presso il Mart (Museo d’arte moderna e contemporanea) di Rovereto, il Muse (Museo delle Scienze) di Trento e la Reggia di Venaria.
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