Alla Triennale Milano, la ricostruzione e l’allestimento permanente di un interno di una residenza privata
«Una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra». Ettore Sottsass l’aveva descritta così nel 1967 a Domus, la sua Casa Lana. Una struttura in legno con divani disposti in modo da creare un luogo di soggiorno protetto per chiacchierare e ascoltare musica, mentre lo spazio intorno era organizzato per assolvere a varie attività e funzioni. Eliminati i corridoi, lo spazio è unico. Come la vita dovrebbe essere, con l’integrazione generale di tutte le attività. D’altronde, uno ha sempre l’idea complessiva della propria vita, perché tutto è lì. In quel lungo viaggio terreno. La vita in una stanza, parafrasando il grande Gino Paoli.
Triennale Milano ha inaugurato, al primo piano del Palazzo dell’Arte, Sala Sottsass, che accoglie la ricostruzione e l’allestimento permanente di un interno di una residenza privata, Casa Lana, progettata dallo stesso Ettore Sottsass intorno alla metà degli anni Sessanta a Milano. Oggi, il gioiello, una vera macchina del tempo realizzata da uno dei geni internazionali del Novecento, sarà finalmente accessibile al pubblico, grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass. Era l’inizio degli anni Settanta quando Sottsass teorizzava, sotto forma di testi e disegni per il magazine Casabella, racchiusi nella serie “Il Pianeta come Festival”, una visione dello spazio urbano e della società interamente incentrata sul concetto di libertà. I luoghi di Casa Lana sono organizzati in modo che ci si possa anche isolare, ma rimane comunque una piccola casa, fatta di piccoli spazi come quelle antiche camere che si vedono nelle antiche storie senesi dei quadri, dove ci si sente liberi, appunto, di stare insieme e di non stare insieme.
Il fulcro del suo pensiero, che in generale ha avuto il grande merito di trovare un punto d’incontro tra bellezza e funzionalità, e che è stato uno dei grandi propulsori della pop culture made in Italy, qui ha una sua eccellente espressione. E ci racconta come i luoghi assumono un valore nel momento in cui riescono a essere catalizzatori di esperienze, significative e determinanti.
Nell’ultimo libro di Sottsass pubblicato da Adelphi, “Di chi sono le case vuote?”, ad un certo punto si racconta dell’enorme cucina della locanda dello zio Camillo «in un paese affondato nelle ombre delle montagne alpine». Sul fondo un «fornello grandissimo come un gigantesco altare nero, coperto tutto il giorno di immense pentole…», al centro un imponente tavolo di legno intorno al quale si radunavano ospiti, amici e parenti. «Tutto succedeva in quella cucina immensa, in quella piazza di incontri…in quel teatro (…)». E come in un teatro si sta, in questa piccola Sala di una residenza privata milanese. L’allestimento e la sua ricostruzione filologica sono stati oggetto di un approfondito lavoro di studio da parte dell’archivio e del laboratorio di restauro di Triennale Milano, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Luca Cipelletti, che ne ha curato l’allestimento nello spazio centrale al primo piano di Triennale, e Christoph Radl, che ha seguito l’art direction del progetto.
Intorno all’allestimento permanente di Casa Lana, viene anche inaugurato un ciclo di mostre a cura di Marco Sammicheli con progetto di allestimento e grafica di Radl.
La prima mostra Ettore Sottsass. Struttura e colore, aperta al pubblico dal 3 dicembre 2021 al 13 marzo 2022, riprende il titolo di un articolo di Sottsass del 1954. Vengono esposte opere pittoriche, disegni, fotografie e oggetti che mettono in evidenza la sua particolare attenzione alla relazione tra l’uomo, le sue necessità, i suoi riti e lo spazio abitato.
Il secondo appuntamento Ettore Sottsass. Il calcolo, da maggio a novembre 2022, affronterà il rapporto tra grande numero e tecnologia e la sua collaborazione con Olivetti. Il terzo, da dicembre 2022 ad aprile 2023, darà spazio al potere narrativo e letterario dell’opera di Sottsass e avrà come titolo Ettore Sottsass. La parola.
In copertina: © Triennale Milano | foto: Gianluca Di Ioia
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