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Biennale interdisciplinare: l’archivio della Fondazione per una mostra che segnerà l’estate 2020

A Venezia, storia e futuro in un percorso che coinvolge le Arti e il Tempo


L’edizione 2020 de La Biennale di Venezia si arricchisce del contributo dell’Asac, l’Archivio storico della Biennale: attraverso una selezione di testimonianze, filmati rari e opere, sono stati costruiti dei percorsi di ricerca sui momenti in cui l’istituzione veneziana si è confrontata con periodi importanti, portando avanti una riflessione sulla manifestazione della storia, con ricadute dirette nelle diverse discipline artistiche. Tutto questo è possibile grazie allo «spazio da cui e verso il quale transitano le memorie e i documenti del passato, che è anche il luogo dell’archivio del nostro futuro», come ha raccontato il past president della Biennale Paolo Baratta.

L’archivio non è solo sinonimo di catalogazione e conservazione, ma contribuisce con il suo lavoro a valorizzare quanto prodotto dalla Biennale, curando mostre e collaborando con i vari settori della Fondazione, attraverso anche il prestito e la circolazione di documenti e opere ad altre istituzioni nazionali ed estere.

La Strada Novissima, allestimento interno, Prima Mostra Internazionale di Architettura: La Presenza del Passato, 1980 © ASAC

Nella ricorrenza dei 125 anni dalla sua nascita, la Biennale di Venezia presenta dunque la prima mostra organizzata dai direttori dei sei settori artistici dal titolo ‘Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia’, coordinata da Cecilia Alemani e realizzata dall’Asac.
Dal 29 agosto fino all’8 dicembre 2020 nel Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale, tutte le arti dialogheranno per la prima volta tra di loro – come anticipato dal neo-presidente Roberto Cicutto – in un viaggio a ritroso che ripercorre alcuni fra i momenti storici più significativi per l’Italia e per l’istituzione veneziana.

«Questa mostra organizzata con entusiasmo è la risposta collettiva ad un momento eccezionale – spiega Cecilia Alemani direttrice (prima donna italiana) del settore Arti visive – un viaggio nella storia della Biennale testimone di molteplici cambiamenti, drammi e mutamenti sociali. Il titolo si riferisce alle muse mitologiche che rappresentano le varie discipline artistiche (oltre che essere un chiaro richiamo al quadro ‘Le muse inquietanti’ di Giorgio de Chirico, che venne esposto durante la Biennale 1948), figlie della memoria che con la forza creatrice dell’arte immaginano nuove possibilità. Sono irrequiete perché si confrontano tra loro e con il mondo».


L’allestimento interdisciplinare, basato appunto sul materiale dell’archivio Asac, si focalizza sul ‘900 partendo dal dopoguerra per arrivare al 1999, disegnato valorizzando il materiale a disposizione  e ispirandosi anche agli allestimenti del passato.

 


La curatela è affidata al duo italiano con base ad Amsterdam – composto da Andrea Trimarchi e Simone Farresin – Formafantasma, autore anche della grafica del manifesto. I due artisti si sono diplomati nel 2009 presso la Design Academy di Eindhoven e portano avanti una ricerca sperimentale sui materiali, esplorando temi come tradizione e culture locali, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e al significato degli oggetti come canali culturali.

La memoria storica infatti è fatta attraverso le opere ma anche attraverso le sue modalità di rappresentazione. L’itinerario si snoda lungo le sale del Padiglione Centrale partendo dagli anni del Fascismo (1928-1945), alla Guerra Fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ‘68 alle biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione.

Giardini 2019 © Andrea Avezzu

L’edizione del 2020 – anno così instabile per l’Italia e per il mondo intero – si preannuncia così l’ennesima occasione per distinguersi come spazio di produzione e riflessione sulle principali tendenze artistiche contemporanee oltre che testimone privilegiato dei cambiamenti della storia.

 

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