A Roma fino all’11 aprile 2021 la mostra dedicata al misterioso street artist
In una foto rilasciata in piena emergenza sanitaria, Banksy, il più famoso (e misterioso) street artist contemporaneo, mostrava un’immagine del bagno della propria abitazione, decorato con i suoi famosi topi della metro di Londra. In questa fase di lenta ripresa post-estiva la sua arte approda a Roma nella cinquecentesca cornice del Chiosco del Bramante, con un allestimento che prosegue la fortunata esposizione – appena conclusa – di “Bacon, Freud, la scuola di Londra”, realizzata in collaborazione con la Tate di Londra.
Le oltre 100 opere della mostra Banksy, a visual protest, dall’8 settembre 2020 all’11 aprile 2021 a cura di DART – Chiostro del Bramante – tutte provenienti da collezioni private, raccontano l’artista che ha fatto della satira, dell’ironia e della protesta politica il proprio cavallo di battaglia. Diverse le tecniche di realizzazione esposte, con l’utilizzo degli stencil che hanno dato vita ai lavori più noti: stampe su carta o tela, olio o acrilico su metallo e su cemento, oltre ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato. Tutto il percorso espositivo tocca i temi principali del suo lavoro: la guerra, la ricchezza e la povertà, il mondo animale, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia.
Nel 2019 Banksy è stato inserito da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle centro personalità più influenti nel mondo dell’arte.
La scelta di mantenere l’anonimato è frutto del rifiuto verso il sistema e le sue regole e nella sua visione dell’arte come mezzo diretto al pubblico, senza filtri, volto all’informazione e alla riflessione.
A ciò si unisce la necessità di non rendersi riconoscibile durante le sue incursioni che sono di fatto illegali, ma soprattutto di non inquinare la percezione dell’identità e delle opere svelandosi.
Tra le opere in mostra “Soup Cans: Violet Cherry Beige” un chiaro richiamo alle famose “scatole di zuppa” di Andy Warhol; “CND Soldiers” i soldati-artisti che decorano un muro con il simbolo della pace; “Golf Sale”, opera del 2003 ispirata alla tristemente famosa foto scattata durante le proteste in piazza Tiananmen a Pechino.
Nell’avvicendarsi delle sale, ci si imbatte in un piccolo topo con grembiule e ramazza e si viene introdotti nelle 5 sezioni del sito pestcontroloffice.com: la Pest Control nasce nel 2009 – di proprietà della Pictures on Walls (POW) prima società di Banksy fondata nel 2003 – ed è l’unico ente ufficiale in grado di autentificare le opere dell’artista inglese. Solamente i pezzi destinati alla vendita vengono certificati, grazie alla metà di una banconota da 10 sterline raffigurante Lady Diana: l’altra metà rimane alla Pest Control e riporta, scritto a mano, il numero di identificazione. Le azioni di street art invece vengono invece approvate tramite l’apposito sito e l’account Instagram.
L’esposizione – narrata in audioguida dalla voce dell’attrice e conduttrice Angela Rafanelli – strizza l’occhio alla scuola, con proposte didattiche e contenuti educativi fruibili anche in modalità virtuale, per un progetto di didattica museale anche da remoto.
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immagine di copertina “Jack & Jill”, 2005, serigrafia su carta, collezione privata