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Itinerari lenti e paesaggi da scoprire lungo le linee ferroviarie dismesse

Un atlante di viaggio per scoprire un’Italia nascosta


Roma-Milano in meno di tre ore, Salerno-Venezia in sei, Reggio Calabria-Torino in 10. Se lo avessimo detto ai nostri nonni ci avrebbero chiesto se stavamo scherzando. Ancora di più, forse, dicendogli che da Milano a Pechino, sempre in treno, ci vogliono ‘solamente’ 26 ore. Questi sono i tempi che ad oggi, grazie all’alta velocità e alla sua diffusione sempre più capillare, sono necessari per muoversi fra le grandi città. Il futuro infatti è negli spostamenti sempre più veloci se è vero, ad esempio, che entro la fine del 2018 la Space-X di Elon Musk produrrà un razzo capace di viaggiare a circa 27mila km/h collegando New York e Londra in meno di mezz’ora.

Da diversi anni però, proprio questa corsa verso la possibilità di essere fisicamente, e non solo virtualmente, in ogni luogo del pianeta in brevissimo tempo, ha dato vita ad un movimento opposto: quello che vede nella cosiddetta mobilità dolce il modo migliore per muoversi e godersi il viaggio. In questo contesto si inseriscono le greenway: vie di comunicazione riservate esclusivamente a spostamenti non motorizzati e sviluppate in modo integrato, al fine di migliorare l’ambiente e la qualità della vita nei territori attraversati. Solamente in Italia ci sono 1.500 chilometri di linee ormai cadute in disuso e che offrono diverse opportunità alle comunità che si trovano lungo il loro percorso.

Pachino (Sr)

In occasione della Fiera Internazionale Ecomondo, evento sull’economia green con grande seguito (Rimini, 7 – 10 novembre), Rete Ferroviaria Italiana ha presentato la nuova edizione dell’Atlante di viaggio lungo le tratte dismesse. Il volume, redatto in collaborazione con Ferrovie dello Stato, propone un censimento dei tracciati non più utilizzati, raccontando le bellezze naturali e paesaggistiche che si possono incontrare lungo questi percorsi.

Le greenway sono nate per la prima volta negli Usa, dove il treno raffigura tuttora, per l’immaginario collettivo, la conquista dell’ovest e degli immensi territori al di là del fiume Mississippi. Ad oggi però il paese vanta, per così dire, ben 240mila chilometri di linee dismesse. In Italia invece i primi interventi di riqualificazione risalgono alla fine del ‘900, ma è dagli anni Duemila che l’idea si inizia a diffondere, grazie anche ad un interesse crescente sia dei proprietari delle linee, FS, che da parte di diverse associazioni. Queste, nate in gran parte nelle aree di transito delle vecchie tratte, hanno visto nella creazione delle greenway un modo per attrarre turismo in zone spesso lontane dai circuiti mainstream. Per Claudia Cattani, presidente di RFI, “il riuso delle linee ferroviarie dismesse si colloca nel più ampio orizzonte di progetti finalizzati alla creazione di una rete di mobilità dolce, in un’ottica di sviluppo del turismo, attraverso la valorizzazione delle tratte di particolare pregio culturale e paesaggistico”.

Il riuso delle linee ferroviarie dismesse si colloca nel più ampio orizzonte di progetti finalizzati alla creazione di una rete di mobilità dolce, in un’ottica di sviluppo del turismo

Claudia Cattani, presidente di RFI

Oggi nel nostro Paese si contano più di 60 interventi di riqualificazione di questo genere, cui corrispondono circa 800 chilometri di sedimi valorizzati. La maggior parte si trova al nord, con oltre 500 chilometri, mentre al sud la regione più attiva nella rigenerazione delle ferrovie dismesse è la Sicilia con circa 100 chilometri. La mancanza di linee guida nazionali, però, ha portato ad interventi eterogenei e differenti uno dall’altro. Se in alcuni casi ci si è limitati alla creazione di brevi piste ciclabili, in altri si è puntato alla realizzazione di greenway di più di 10 chilometri, con un’evidente rilevanza turistica per tutta l’area.

 

Volterra (Pi)

 

Fra le vie verdi più rilevanti in Italia, c’è quella del Parco costiero del Ponente ligure, dal grande valore paesaggistico in quanto si sviluppa costantemente lungo la costa e che nei prossimi anni potrebbe essere estesa ulteriormente. La più lunga è invece quella che ripercorre 65 chilometri dell’ex ferrovia delle Dolomiti, con vedute eccezionali sulle vette dichiarate patrimonio Unesco nel 2009. Quella forse più particolare, è invece la greenway sul vecchio tracciato della Spoleto-Norcia. Su questo percorso, con alcuni tratti dalle pendenze notevoli, si trovano diverse opere ingegneristiche fra cui anche alcune gallerie elicoidali.

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