Non è solo creatività, queste immagini potrebbero dare un contributo scientifico alla comunità medica
Non è la prima volta che la diagnostica per immagini si fa arte. Le radiografie sono da tempo reinterpretate in chiave artistica. E spesso le tecniche diagnostiche sono utilizzate per entrare negli oggetti e mostrarne l’anima invisibile all’occhio nudo, ed anche per offrire nuovi strumenti d’indagine ad archeologi e professionisti del recupero del patrimonio culturale consentendo un’analisi minuziosa di tecniche di lavorazione e persino di datarne la creazione.
Mai prima d’ora però il cervello umano era stato protagonista di un’iniziativa come quella tenuta a battesimo da Denis Ducreux, radiologo, docente di neuroradiologia all’Università Paris-Sud nonché capo del dipartimento di neuroradiologia diagnostica dell’ospedale di Bicêtre in Francia. In realtà il radiologo d’Oltralpe già da 15 anni crea rendering artistici a partire da immagini di risonanza magnetica, ma è nel 2017 che gli è venuta l’idea di trasformare una personale “passione” in un progetto vero e proprio.
L’idea fa leva sulle possibilità tecniche offerte da un macchinario di ultimissima generazione a firma di GE Healthcare, colosso della diagnostica per immagini. Il macchinario in questione – in grado di generare rappresentazioni tridimensionali del cervello – utilizzato in mix con un software di neuroimmagini messo a punto dallo stesso scienziato, ha consentito infatti di portare alla luce le sottilissime fibre che compongono il “reticolato” cerebrale e di restituirle al grande pubblico grazie a colori vivaci e brillanti da lasciare a bocca aperta.
Ducreux ha scelto il verde per evidenziare, sotto forma di sfere, la materia grigia del cervello e il rosso per delineare i percorsi della materia bianca. Più grandi sono le sfere, più aumentano le “connessioni” e maggiore è la connessione neurale.
I fasci limbici sono le autostrade inconsce o istintive del cervello, legate ai ricordi, al comportamento e alle emozioni.
«Ecco perché tutte le mie immagini si concentrano sul sistema limbico perché è il centro dell’inconscio», ha spiegato Ducreux in occasione della presentazione delle sue “opere” puntualizzando che nonostante queste particolari immagini non vengano utilizzate per scopi diagnostici, lo studio in alta qualità del sistema limbico attraverso la risonanza magnetica è fondamentale per la ricerca e per capire come funziona l’elaborazione emotiva degli esseri umani. La porzione del cervello analizzata e rielaborata dal radiologo francese è infatti quella in cui si generano l’emozione, il comportamento, la motivazione, la memoria a lungo termine e l’olfatto. È il centro della vita emotiva degli esseri umani ed è fondamentale nella formazione dei ricordi.
Al di là della sfera artistica il radiologo ha acceso i riflettori sulle potenzialità offerte da questa innovativa tipologia di imaging: potrebbe aiutare la comunità medica – ha evidenziato – a comprendere disturbi complessi come le malattie mentali e la dipendenza fornendo una visione “altra” delle strutture cerebrali e delle sue funzioni. «Il sistema limbico si riferisce al tempio interiore dell’uomo, l’inconscio, dove si elaborano il comportamento, le emozioni, la memoria. Con le immagini della risonanza magnetica è possibile tracciare le fibre del cervello, il che fornisce un’altra visione delle strutture cerebrali e delle sue funzioni. Per un medico queste immagini potrebbero essere potenzialmente utili per identificare quale parte del cervello è danneggiata o funziona normalmente».
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