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Arte e femminismo, un binomio che parla di emancipazione e creatività

Da Roma a Parigi, le mostre che raccontano come le donne hanno scelto l’arte come mezzo di espressione


Arte e femminismo. Una lunga storia scritta nel corso dei secoli, in cui le donne non solo si sono fatte strada in qualità di artiste, e non più quindi in qualità di mere muse ispiratrici, ma hanno utilizzato l’arte come mezzo di espressione anche e soprattutto per sfidare e criticare stereotipi e promuovere l’uguaglianza.

Nel XIX e XX secolo, in particolare, molte le artiste femministe che hanno dato vita ad opere che esplorano le esperienze femminili. Da Frida Kahlo a Georgia O’Keeffe e Judy Chicago e poi Yoko Ono, Tracey Emin e Cindy Sherman: molte le artiste balzate agli onori della cronaca e della storia per aver acceso i riflettori sull’identità femminile, la sessualità e la lotta per l’emancipazione.

Sempre più numerose le mostre che fanno luce su esperienze e missioni. A Roma la Casa della Memoria della storia ospita fino al 7 dicembre ‘Cultura Manifesta’ una mostra che attraverso 34 manifesti storici ripercorre il movimento femminista in Italia. È curata da Archivia, centro di eccellenza che raccoglie e promuove la produzione politica, culturale e storica del movimento femminista e delle donne in Italia a partire dagli anni ‘70 e che custodisce 30mila volumi, 43 fondi archivistici, 35mila fotografie, 900 manifesti e una vasta selezione di materiale audio-video. «L’intento è raccontare il passato, ma parlare al futuro. Troppo spesso i risultati raggiunti attraverso le battaglie delle donne sono a rischio. Vanno, quindi, difesi ogni giorno perché questa preziosa eredità venga preservata e ampliata con nuovi contributi soprattutto delle nuove generazioni» sottolinea la presidente di Archivia, Loretta Bondì.

‘Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia’ è il titolo della mostra ospitata all’Università dell’Insubria organizzata dal Centro di ricerca sulla Storia dell’arte contemporanea del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione e visitabile fino all’8 marzo 2024. Protagonista è il Gruppo Femminista Immagine di Varese, tra i primi collettivi italiani composti da sole artiste. La mostra è strutturata in tre sezioni: la prima (1974-1977) rivolta all’indagine dell’operato del Gruppo dall’istituzione agli anni di più accesa azione a sostegno del network “The International Wages for Housework Campaign”; la seconda (1978) coincidente con la maturazione della volontà di “diventare famose” e di confrontarsi, nel prestigioso teatro della kermesse lagunare, con i colleghi uomini; la terza (1979-1988) dedicata alle esperienze più tarde del collettivo.

Oltreconfine sono due le iniziative appena inaugurate una a Londra e l’altra a Parigi. Nella capitale britannica alla Tate Britain la retrospettiva ‘Women in Revolt!’ che raccoglie le esperienze artistiche femministe nel Regno Unito dal 1970 al 1990. La mostra, aperta al pubblico fino al 7 aprile 2024, esplora l’arte femminista attraverso le opere di oltre 100 artiste mettendo in evidenza il contributo inestimabile nell’alimentare il movimento di liberazione delle donne. È Gina Birch la protagonista del manifesto della mostra: si tratta del fermo immagine di un video filmato in Super 8 in cui la cantante delle Raincoats urla ininterrottamente per 3 minuti.


È dedicata al rapporto tra la maison Dior e alcune artiste la nuova mostra ospitata a La Galerie Dior, storico flagship parigino della casa di moda.


Fino al 13 maggio 2024 sarà possibile ammirare le opere delle artiste che hanno portato un contributo significativo con creazioni e collaborazioni di rilievo. La mostra si apre con la stampa realizzata da Brigitte Niedermair utilizzata per la maglietta indossata nel primo show di Chiuri per la casa di moda, con la frase “We Should All Be Feminists”, ispirata all’omonimo libro della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie. E un’intera sala è dedicata a Chauvet, l’artista messicana famosa per le “Red Shoes” le scarpe rosse diventate il simbolo della memoria delle vittime di femminicidio.

In copertina: Marian Elliott-Said (A.K.A Poly Styrene), Germ Free Adolenscents, 1977.
© Courtesy of the Polystyrene Estate and Archive

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