A Roma una mostra sulle strutture “solitarie”: dal Cretto di Gibellina di Alberto Burri alla Torre Branca a Milano di Gio Ponti
Quello di architettura inabitabile è un concetto evocativo. Un’architettura può risultare inagibile perché il variare di alcune condizioni la rende non più adatta a ospitare persone: come nel caso dell’antico abitato di Curon, da decenni sommerso da un lago artificiale creato per far funzionare una diga idroelettrica, dal quale spunta, in parte, il campanile medievale. O può esserlo perché la sua funzione non è mai stata quella di farci vivere le persone. Come accade per il Gazometro di Roma, all’Ostiense, involucro metallico sopravvissuto di una struttura non più in funzione che tuttavia, con le sue dimensioni importanti, svetta sul quartiere di cui è diventata il simbolo. E qui siamo in piena archeologia industriale. Alle Archittetture inabitabili è dedicata una mostra, alla centrale Montemartini di Roma, aperta fino al prossimo 5 maggio. Di questo tipo di costruzioni la mostra presenta otto esempi scelti in tutta Italia, con una selezione di immagini che li raffigurano per tipologia, destinazione d’uso e periodo di costruzione. Le Architetture inabitabili raccontate dalla mostra sono appunto il Gazometro di Roma, che emerge come un Colosseo contemporaneo, presenza costante in film e serie tv degli ultimi anni e visibile anche dalla Centrale Montemartini. Si prosegue con il Memoriale Brion ad Altivole, complesso architettonico progettato dall’architetto Carlo Scarpa e ideato come luogo di sepoltura per la famiglia Brion.
Quindi il campanile semisommerso di Curon, nel lago di Resia in Trentino-Alto Adige, intrigante struttura romanica che spunta dal lago, e che nel 2020 ispirò una serie Netflix ambientata proprio nel paese in provincia di Bolzano. Poi il Cretto di Gibellina, installazione commemorativa dell’artista Alberto Burri, un grande sudario di cemento bianco che ingloba le macerie della città rasa al suolo nel 1968 dal terremoto del Belice. E ancora: il famoso Lingotto di Torino, progettato da Giacomo Matté Trucco, un tempo sede della fabbrica Fiat, dunque simbolo della storia industriale del capoluogo piemontese. Per Milano c’è invece la Torre Branca nel parco Sempione, originariamente Torre Littoria, progettata da Giò Ponti, che doveva essere una costruzione temporanea per la Triennale del 1933, con la sua struttura a traliccio in acciaio e dotata di ascensore che consente ai visitatori di raggiungere la cima per godersi una vista panoramica sulla città. Restaurata dopo un periodo di relativo abbandono, è di nuovo visitabile dal 2002. Due i soggetti protagonisti degli scatti commissionati alla fotografa Silvia Camporesi. Il primo sono gli Ex Seccatoi di Città di Castello, che nel 1966 ospitarono i libri alluvionati di Firenze, che lì furono “curati”. Persa negli anni ’70 la loro funzione originaria con la fine della coltura del tabacco, dal 1990 ospitano gli ultimi grandi cicli pittorici di Alberto Burri. Il secondo sono i Palmenti di Pietragalla (Potenza), eredità del lavoro dei vignaiuoli locali. Un’architettura rupestre in pietra fatta di oltre duecento costruzioni disposte su diverse quote, che oggi danno vita a un ragguardevole impatto paesaggistico, mentre una volta erano usate come laboratori per la produzione del vino.
Il catalogo, edito da Archivio Luce Cinecittà con Marsilio Arte, contiene i testi inediti di otto scrittori che offrono un punto di vista personale sui luoghi, fornendo ulteriori chiavi di lettura delle architetture: le loro valenze affettive, simboliche, storiche. Foto e i filmati provengono in buona parte dall’Archivio Luce e da altri archivi e istituzioni quali Archivio Alperia, Museo Alta Val Venosta, Cisa Andrea Palladio, Fondazione Benetton, Fondazione Burri, Fondazione Dalmine, Archivio Fiat, Archivio Giò Ponti, Archivio Italgas, Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao, Triennale di Milano, Fototeca Trifernate. Tra le circa 150 immagini presentate, teoviamo quelle di grandi autori italiani come Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora, Gianni Leone e molti altri, e internazionali come Mark Power, Sekiya Masaaki, Steve McCurry. La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, ideata dalla Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e curata da Chiara Sbarigia con Dario Dalla Lana. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
In copertina: un cineoperatore riprende l’arrivo del circo Togni nell’area del Gazometro, Roma, 18 ottobre 1955 © Archivio Storico Luce, Fondo Vedo
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