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Amore e privacy, i rischi quando finisce una relazione 

I numeri dell’indagine internazionale Connected Love condotta da Kaspersky Lab

Condividere è il verbo per eccellenza dell’amore. Ma come si dice, il troppo stroppia. E vale ancor di più quando di mezzo ci sono smartphone e pc, account social ed e-mail.

Dare al partner la possibilità di “controllare” il proprio cellulare, “consegnare” le chiavi di accesso – pin e password – alla propria vita digitale per molti rappresenta una prova di fiducia, persino d’amore. Giusto o sbagliato che sia poco conta, oramai per tanti è divenuta una consuetudine. Ma se finché c’è il sentimento tutto è lecito cosa succede quando questo finisce e ci si lascia? Pin e password sono al sicuro? Ma soprattutto è davvero possibile “riprendersi” la propria privacy?


A lanciare l’allarme sui rischi digitali legati alla fine delle relazioni d’amore è lo studio “Connected Love” a firma di Kaspersky Lab e Toluna che hanno deciso di indagare su quanto e cosa si condivide nelle coppie e, di conseguenza, su quanto e cosa si mette in ballo nel post-relazione


Veniamo ai numeri: il 70% delle coppie condivide password, pin e persino impronte digitali per accedere ai dispositivi personali e il 26% memorizza alcuni dati strettamente privati sul dispositivo del partner come messaggi e conversazioni inviati o ricevuti da partner (nel 14% dei casi), foto “intime” (12%) e video personali o di coppia (11%). Non solo: fra le informazioni che si condividono con il proprio partner e sui reciproci dispositivi e account, ci sono anche quelle finanziarie, come ad esempio i codici di accesso ai conti correnti online (11%) o dati relativi al lavoro (11%). “Tutto questo è la normalità in un rapporto sano, perché i dati sono in mani fidate, ma in caso di rottura la situazione si ribalta – spiegano i ricercatori – e se la relazione è in crisi o è finita e le parti sono in disaccordo, la condivisione di ricordi intimi su dispositivi o account online diventa un potenziale incubo per la propria privacy”. E infatti, lo scenario che emerge dall’indagine è a dir poco inquietante: il 21% degli ex ha dichiarato di aver spiato almeno uno degli account online a cui aveva accesso, in alcuni casi con l’intento di vendicarsi dopo una delusione d’amore. Il 12% ha condiviso o cercato di condividere pubblicamente, sempre a scopo di vendetta, le informazioni private dell’ex e un ulteriore 12% ha danneggiato o provato a danneggiare smartphone e pc. Una persona su dieci inoltre ha ammesso di aver speso denaro dell’ex grazie all’accesso al conto corrente.

Dallo studio emergono anche differenze di comportamento fra uomini e donne: i primi sono più propensi a condividere pubblicamente le informazioni private per vendicarsi (17% contro 7%) e ad usarle a proprio vantaggio (17% contro 8%). Le donne a loro volta sono più inclini a rimuovere le informazioni legate alla storia d’amore dal proprio dispositivo (55% contro 49%) e tutte le foto o i video (56% vs. 48%), di contro però spiano molto di più gli ex attraverso i social network (il 33% contro il 28% degli uomini).

Insomma, non bisogna sottovalutare i rischi. E Kasperky Lab suggerisce persino, in caso di nozze, di stipulare un vero e proprio accordo prematrimoniale digitale che definisca nel dettaglio le modalità di custodia e gestione dei dati per evitare problemi in futuro. Per concludere con un altro proverbio, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

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