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Al via Terracqueo, mostra sul Mediterraneo e la sua storia millenaria

A Palermo reperti archeologici e realtà virtuale raccontano l’evoluzione della «più grande fabbrica d’idee del mondo».


Dal 16 settembre 2020 e fino al 31 gennaio 2021, il Palazzo Reale di Palermo ospiterà l’esposizione Terracqueo, una narrative exhibition sul passato e presente del mar Mediterraneo. La mostra è un vero e proprio racconto che passa attraverso 8 sezioni volte a spiegare il contesto socio-culturale, rendendo il visitatore parte attiva del viaggio. Oltre 320 i reperti presenti, un patrimonio archeologico immenso che racconta l’avvicendarsi di tutte le civiltà che hanno abitato le sue coste. Un vero e proprio esempio di convivenza fra nazioni. Un tema più che attuale, come racconta Gianfranco Miccichè, presidente della Fondazione Federico II, ente che ha organizzato l’iniziativa. «Palazzo Reale diventa il simbolo della coesistenza dei popoli del Mediterraneo. Nell’arte e nella bellezza si manifesta una pacifica convivenza tra individui di diversa cultura e religione. Ogni reperto in mostra a Terracqueo – spiega Miccichè – contribuisce a palesare il Mediterraneo come la più grande fabbrica d’idee del mondo: dalla filosofia, all’arte, alle scienze, alla medicina, all’organizzazione politica, tutto concorre al raggiungimento di principi senza barriere e senza pregiudizi».

Il percorso passa dalla geologia ai giorni nostri, attraverso il commercio, le guerre, le navigazioni e l’archeologia subacquea. «L’obiettivo – raccontano dalla Fondazione – è trasferire al visitatore un concetto di Mediterraneo che dia accesso alla sua “anima”, donando una chiave di lettura dell’antichità, per capire cosa era il Mediterraneo ieri e cosa è diventato oggi». Non a caso, l’ultima sezione della mostra prende il titolo di “Il Mediterraneo. Oggi”. La fotografa Lucia Casamassima e il giornalista Carlo Vulpio, in un reportage crudo e senza filtri, mostrano le tante identità e culture presenti nello stesso spazio, che ognuno considera gelosamente “nostrum”. Un viaggio lungo otto mesi e che ha toccato 17 paesi, non solo quelli sulle rive mediterranee, ma anche quelli interni dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa balcanica, e che sarà esposto su due pareti fotografiche animate da Luca Daretti, video animation creator.

La selezione dei pezzi esposti è frutto di una stretta collaborazione tra la Fondazione Federico II e il Dipartimento dei Beni Culturali e il Centro Regionale per il Restauro. Hanno partecipato poi numerosi musei regionali e civici nonché il Museo Archeologico Nazionale di Napoli “Mann”, i Musei Capitolini e il Museo Etrusco di Volterra.


Il manufatto più prezioso tra quelli presenti è senz’altro l’Atlante Farnese, risalente al II sec. d.C., collocato all’inizio del percorso proprio perché incarna la visione della mostra, simbolo della ricerca di una rotta troppo spesso smarrita.


Il suo valore va oltre la pura estetica, mostrando nel globo celeste sorretto da Atlante le costellazioni, la precessione degli equinozi e alcuni meridiani e paralleli, dunque una conoscenza sbalorditiva dell’astronomia attestata già in tempi antichi.

Importante anche la forte componente di multimedialità, che contribuisce a render l’esperienza ancora più reale. Entrando nel corridoio d’ingresso, il visitatore “nuota” virtualmente nei fondali marini grazie all’installazione a cura di Sinergie Group. Ancora, un “solido interattivo”, realizzato da Teichos in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Enea e Ingv, mostra come a partire dal Giurassico, la collisione di due grandi placche tettoniche diede origine al Mediterraneo. Tutti elementi che contribuiscono a trasmettere l’evoluzione continua del rapporto fra natura e uomo, in particolare con il mare che l’ha nutrito per millenni. Un luogo di speranza per approdare a una nuova terra in cerca di un futuro migliore, ma anche un abisso scenario di drammatici naufragi.

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