Lo stilista britannico premiato dalla Regina ha presentato la sua collezione alla London Fashion Week
Un’intera collezione di abiti realizzata grazie alle stampanti digitali. Ad aprire le danze di quella che si annuncia come la rivoluzione prossima ventura nel campo delle sfilate di moda è lo stilista britannico Richard Quinn che peraltro si è aggiudicato – direttamente dalle mani di sua Maestà la Regina Elisabetta che per la prima volta ha preso parte alla London Fashion Week – il Queen Elizabeth II Award per il British Design. La collezione di Quinn – un mix di fiori dai colori intensi e di fantasie su velluto, lino, lycra, lamina e ciniglia pieghettata – è stata letteralmente stampata nello studio londinese dello stilista grazie a una stampante digitale targata Epson. E per l’occasione stoffe e tessuti in grado di essere lavorati dalla stampante sono stati forniti da Premier Textiles.
La stampante di nuovissima generazione è stata inoltre utilizzata anche per personalizzare la linea di caschi per moto, parte della collezione, che include anche scarpe e stivali nonché borse e una serie di accessori anch’essi personalizzati. L’uso delle macchine Epson non è nuovo a Quinn che già da tempo le ha “adottate” e le mette a disposizione – a prezzi contenuti – a designer emergenti e studenti di moda.
“Il costante dialogo e la passione per un miglioramento continuo mi entusiasmano e stimolano me e il mio team durante l’ideazione e la preparazione di ogni collezione”, ha commentato Quinn dal palco della London Fashion Week dove i riflettori si sono accesi proprio sull’uso della tecnologia di stampa 3D. Da parte sua Heather Kendle, Market Development Manager di Epson Europe, ha puntualizzato che “il premio rappresenta un grande riconoscimento per la dedizione, la creatività e il duro lavoro di Richard e della sua squadra. È davvero una fonte di ispirazione vedere come Richard stia esplorando la potenza della stampa digitale Epson e siamo estremamente orgogliosi di lavorare con lui”.
Vero è però che per l’indossabilità dei capi bisognerà ancora aspettare considerato che le stampanti 3D attualmente sul mercato sono in grado di lavorare solo alcune tipologie speciali di tessuti. Un progetto che ha già sortito la messa a punto di una tecnologia in grado di lavorare elementi “bidimensionali” è sempre a firma britannica e si chiama Modeclix. Di fatto si tratta di un’evoluzione della lavorazione della maglia che consente di crearsi abiti e accessori personalizzati senza usare più ferri e uncinetto e semplicemente inviando il bozzetto in Cad alla stampante digitale. Modeclix è inoltre entrato a fare parte di un progetto portato avanti dal gruppo di ricerca Digital Hack Lab dell’Università dell’Hertfordshire.
Anche Amazon ha deciso di buttarsi nel business della stampa 3D per il fashion. Il colosso dell’e-commerce ha infatti acquisito Body Labs – per una cifra stimata fra i 50 milioni ed i 100 milioni di dollari (ma non ci sono mai state comunicazioni ufficiali) – azienda newyorchese specializzata nella creazione di modelli tridimensionali basati sull’intelligenza artificiale, per poi creare capi d’abbigliamento e giocattoli.
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