Momenti di socialità e condivisione davanti ad una tavola imbandita. Parola d’ordine: curiosità e voglia di uscire dalla propria comfort zone
Finalmente a settembre riapre Maˈ Hidden Kitchen Supper Club, la realtà tutta food e condivisione sociale voluta da Lele e Melissa, entrambi milanesi e poco più che quarantenni. La loro storia dimostra come certi sogni si possono realizzare anche da un giorno all’atro, per la gioia di chi li nutre e per quella di chi ne beneficia.
Circa otto anni fa hanno aperto le porte di casa propria per organizzare cene fra sconosciuti mirate alla condivisione, alla socialità e al dialogo fra culture diverse. Non un ristorante, quindi, ma un luogo di socializzazione. Nel 2012 è nato così “Maˈ Hidden Kitchen Supper Club”, progetto che riprende il modello affermatosi nei primi anni duemila a New York e, successivamente, nelle principali capitali europee. Ma l’idea di Lele e Melissa risale in realtà a quindici anni fa. «Come spesso ci capita – raccontano – le idee ci vengono mentre siamo in viaggio con la mente sgombra dalla routine quotidiana. Eravamo a San Francisco e cercando online un ristorante di cucina soul food, ci siamo imbattuti in un sito dal nome Guerrilla Gourmet (che oggi non esiste più). Lì abbiamo trovato diversi annunci in cui venivano promosse delle serate culinarie ospitati a casa di estranei. Siamo finiti a mangiare a Oakland, appena fuori San Francisco, in un garage di una famiglia di origine creola con altri otto sconosciuti. Ci siamo divertiti moltissimo e siamo tornati in albergo pensando che sarebbe stato bello se anche a Milano ci fossero state queste opportunità».
Come una fantasia a occhi aperti, la cosa finì lì, messa da parte una volta rientrati a Milano e tornati alla routine quotidiana. Entrambi, infatti, si erano sempre dedicati ad altro. «Da piccolo sognavo di fare la Bocconi – rivela Lele – ma una volta capito che i conti non erano il mio forte, ho tentato la strada del giurista. Folgorato in malo modo sulla via del diritto commerciale, ho mollato tutto per trovare, finalmente, la mia passione nel graphic design. Ho deciso così di frequentare l’Istituto Europeo di Design». Dopo alcuni anni di esperienza in una delle prime web agency di Milano, ha lavorato come art director freelance e come docente presso lo IED per circa 12 anni. Molto tortuoso anche il percorso intrapreso da Melissa: «al liceo ho studiato lingue, al Politecnico industrial design e poi ho lavorato nel settore della moda per un importante distributore di luxury goods con sede a Hong Kong».
I due si conoscono da quando avevano diciotto anni e oggi condividono non solo la passione per il cibo, ma anche per l’oggettistica vintage, i viaggi e la fotografia. Otto anni fa, all’improvviso, hanno deciso di dare corpo al sogno nato al ritorno dal viaggio negli Stati Uniti. «Il nostro desiderio era di dar vita ad un social network nella vita reale, con l’obiettivo di usare gli strumenti digitali per favorire la socialità offline – spiegano –. In pratica il tavolo da pranzo è la nostra piattaforma analogica attorno al quale si snodano e si intrecciano le storie dei presenti».
La filosofia è chiara: condivisione di spazi ed esperienze fra i partecipanti. «Usiamo la nostra casa e il cibo come veicoli, come una sorta di innesco per favorire la socializzazione tra persone che non si sono mai viste tra loro e che se fossero sedute fianco a fianco al bancone di un bar, difficilmente avrebbero occasione di rivolgersi la parola.
In un’epoca che è sempre più dominata dalle conoscenze virtuali, crediamo che la realtà possa ancora essere un’ambiente valido in cui confrontarsi con nuove persone.
Tutto è iniziato e continua a funzionare tramite il passaparola. Il primo step di Lele e Melissa è stato quello di comunicare ai propri contatti l’inizio della nuova avventura, chiedendo di condividere il messaggio e spargere la voce. Il passaparola ha poi trovato su Facebook e Instagram una cassa di risonanza molto utile.
Ma chi sono le persone che frequentano il “Maˈ Hidden Kitchen Supper Club”? «Solitamente a partecipare alle nostre serate sono donne fra i 25 e i 45 anni e provenienti dal mondo della comunicazione, design o finance. Il cliente tipo, inteso come quello che più ci piace ricevere, è quello curioso e con voglia di mettersi in gioco, che sta bene anche al di fuori della propria comfort zone». Le cene si svolgono seduti a un unico tavolo, quattordici commensali al massimo, uno chef privato e un menù che cambia ogni sera. Lele e Melissa organizzano anche spettacoli teatrali, live musicali, aperitivi e altre iniziative mirate alla socializzazione. Per conoscere le date in programma è necessario diventare membri dell’associazione attraverso il sito dedicato. Una volta che la domanda è stata accettata si ricevono le comunicazioni riguardanti le date degli eventi con la possibilità di prenotare. L’indirizzo viene svelato solamente in seguito alla conferma della prenotazione. Ma non è finita qui. Lele e Melissa organizzano anche una sorta di spin-off estivo outdoor, il “Gatherings Out in the Fields”.
All’inizio di questa avventura erano loro due a cucinare, ma poi, quando gli eventi sono aumentati, hanno deciso di dedicarsi esclusivamente all’organizzazione, alla gestione, all’accoglienza e al servizio al tavolo, affidando la preparazione della cena a uno chef privato. A rotazione ci sono cuochi italiani e stranieri, provenienti tanto da Bologna, quanto dalla Thailandia o dal Giappone, oltre a quelli di “passaggio”, fra i quali uno statunitense e un canadese. E il prossimo anno è atteso anche uno chef australiano. Tutto questo non impedisce alla coppia di continuare la propria attività professionale, con Lele che continua ancora oggi a lavorare nell’ambito della comunicazione digitale come freelance e Melissa nel settore della moda. Il motivo è presto detto: «potrebbe essere un lavoro a tempo pieno, siamo noi che non vogliamo che lo diventi, altrimenti potremmo correre il rischio di non divertirci più così tanto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA