Sponsor della Biennale Arte, modelli disegnati anche da Mendini, Piano, Kurosowa e Haring
Design, leggerezza, economicità. Parliamo di Swatch, l’orologio da polso tra i più famosi al mondo, che nel 2018 compie 35 anni. Il primo marzo del 1983 usciva infatti sul mercato il primo modello di quello che sarebbe diventato un must have degli anni ’80-’90, inserito anche dal museo Moma di New York all’interno della mostra conclusasi di recente “Items: is fashion modern?”, che ha raccolto 111 oggetti che hanno segnato XX e XXI secolo.
Una storia imprenditoriale nata da un momento di crisi iniziato alla fine degli anni sessanta, quando alcune aziende giapponesi lanciarono sul mercato i primi orologi al quarzo. Nuovi meccanismi, con una precisione di gran lunga superiore ai modelli classici prodotti in Svizzera. Per fronteggiare il problema, nel 1983 Nicolas G. Hayek, consulente aziendale di origine libanese, decise quindi di fondere SSIH e ASUAG, due grandi imprese nate dall’unione di altri marchi storici minori, dando vita al primo nucleo di quello che oggi è The Swatch Group.
I primi pezzi lanciati negli anni ’80 sono stati progettati con l’obiettivo di realizzare prodotti sottili e altamente tecnologici, assemblati con processi industriali semplificati e automatizzati, in grado di ridurre di circa l’80% i costi di produzione rispetto agli orologi tradizionali. In pochi anni l’azienda è decollata, producendo solo nei primi due decenni oltre 330 milioni di esemplari.
Un prodotto che è diventato un’icona anche grazie alle molte collezioni d’autore del brand.
Dagli orologi realizzati dall’architetto e designer italiano Alessandro Mendini, fino a “Jelly Piano”, dal design essenziale firmato da Renzo Piano, con cinturino trasparente e meccanismo a vista. Tanti i contributi anche da artisti del mondo del cinema, da “Wake Up” l’esemplare realizzato da Spike Lee, a “Eiga Shi” del regista giapponese Akira Kurosawa, fino al modello “Despite” di Pedro Almodovar. E ancora, numerosi i pezzi firmati da pittori, come lo statunitense Sam Francis e il belga Jean Michel-Folon, o da illustratori e artisti del calibro di Keith Haring, il writer statunitense noto per le sue figure umane stilizzate, o del francese Christian Chapiron, in arte Kiki Picasso.
Tra le collaborazioni importanti anche quella con Ian Davenport per la Biennale Arte 2017 di Venezia, di cui il gruppo è stato sponsor. “Wide acres of time” questo il nome dell’edizione limitata (1966 pezzi) disegnata per l’occasione, è stata presentata in laguna all’interno di un vero e proprio Swatch pavilion, al pari dei padiglioni degli altri Paesi, creato dallo stesso artista.
Dopo i classici, negli ultimi anni l’azienda ha investito anche nella realizzazione di nuovi modelli con tecnologie digitali.
È uscito sul mercato in Cina nel 2016 per esempio Swatch Bellamy, orologio dal design tradizionale in plastica, senza display touch o sensori, ma in grado di effettuare pagamenti contactless, grazie a una partnership che il brand ha stretto con China Union Pay e Bank of Communications. L’uscita del primo vero e proprio modello di smartwatch del gruppo, già annunciata da anni, dovrebbe invece avvenire entro fine 2018, secondo quanto dichiarato dall’azienda.
Tra i segreti del successo del brand? Senza dubbio le efficaci campagne pubblicitarie e di marketing, su cui Swatch ha da sempre puntato molto, investendoci inizialmente circa un terzo del prezzo finale degli orologi. Tra le interessanti novità lanciate negli ultimi mesi anche il format “Swatch for you” che consente di assemblare l’orologio a proprio piacimento, potendo scegliere tra una vasta gamma di cinturini e quadranti di diversi colori e dimensioni. Parola d’ordine: personalizzazione.
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