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©Barbara Corsico

Ricehouse: dagli scarti del riso nasce l’edilizia del futuro

Agricoltura e architettura unite in un modello di economia circolare trasformando residui agricoli innovativi per la bioedilizia


Economia circolare, sostenibilità, riciclo sono le parole chiave di un approccio destinato a migliorare il rapporto fra uomo e ambiente. Lo sa bene l’architetto Tiziana Monterisi, che nel suo campo agisce in maniera responsabile e alternativa rispetto ai più consueti scenari del settore delle costruzioni. Insieme al geologo Alessio Colombo, ha fondato Ricehouse, nata nel biellese come start up e diventata Società Benefit, rendendo possibile un dialogo virtuoso e innovativo fra agricoltura e architettura: gli scarti di lavorazione della prima diventano le materie prime dei prodotti con i quali la seconda si esprime.

«Nel nostro progetto, architettura e agricoltura si fondono in una sinergia virtuosa, creando un circolo sostenibile che integra materiali naturali e innovazione edilizia – racconta Monterisi a Pantografo – Utilizziamo i sottoprodotti del ciclo di coltivazione del riso, come la lolla, la pula e la paglia, per produrre materiali edilizi sostenibili. Questo approccio trasforma gli scarti agricoli in risorse preziose, unendo tradizione rurale e progresso architettonico».


L’architetto Monterisi e il geologo Colombo ne sono i fautori. Un progetto virtuoso che restituisce la vita ad elementi di scarto


Si viene a creare così una vera e propria economia circolare: i sottoprodotti agricoli non edibili vengono trasformati in materiali edilizi che possono essere reintegrati come compost al termine del loro ciclo di vita. Senza scarti e generando ulteriore valore. In questo senso la casa, così come ogni architettura realizzata con materiali naturali, diventa un organismo vivente in armonia con l’ambiente.
Gli edifici realizzati con questi materiali presentano un basso impatto ambientale grazie all’uso di materie prime rinnovabili che altrimenti verrebbero smaltite come rifiuti. «Il riso, coltivato in tutti i continenti, rappresenta un alimento base per il 66% della popolazione mondiale – continua Monterisi – Ogni ettaro di risaia produce circa 7 tonnellate di riso commestibile e ben 10 tonnellate di residui.

In ambito edilizio, questi scarti possono essere impiegati in molteplici applicazioni, garantendo un’enorme disponibilità di materiale e un immediato sequestro di CO2 attraverso le nostre realizzazioni». L’Italia, nello specifico, è il primo produttore di riso in Europa e concentra la sua produzione tra le province di Biella e Pavia, con un numero significativo di varietà coltivate: «Questa eccellenza offre una straordinaria opportunità per valorizzare gli scarti agricoli locali in modo sostenibile», spiega Monterisi. Ricehouse è quindi un esempio virtuoso di come sia possibile ripensare le nostre abitazioni a partire da materiali naturali, riciclati e riciclabili, in armonia con il pianeta e allo stesso tempo capaci di garantire ottime prestazioni termiche, acustiche e in termini di traspirabilità e resistenza.

E non finisce qui, perché l’azienda ha stabilito un rapporto con il territorio non solo dal punto di vista delle locali risorse dell’agricoltura, ma anche per quel che concerne l’indotto economico. «Gli scarti risicoli vengono valorizzati localmente, evitando costi di smaltimento e riducendo l’impatto ambientale -precisa la co-fondatrice di Ricehouse. Collaboriamo con agricoltori, aziende artigianali e imprese di costruzioni specializzate in bioedilizia per creare una filiera produttiva corta e sostenibile, generando valore economico e favorendo lo sviluppo di economie locali. Questo approccio promuove un modello di sviluppo territoriale che integra crescita economica e rispetto ambientale.» Oltre a generare opportunità lavorative sul territorio, l’attività contribuisce anche alla nascita di nuove figure professionali, come tecnici specializzati nell’uso di materiali naturali, progettisti attenti all’efficienza ecologica e operatori nel settore dell’innovazione dei materiali.

Il mercato italiano della bioedilizia è in costante crescita, pur rimanendo una nicchia rispetto all’edilizia tradizionale. Tuttavia, l’interesse sta aumentando grazie alla crescente consapevolezza ambientale. «Progettisti e committenti sono sempre più attratti dai vantaggi dei nostri prodotti in termini di comfort abitativo, efficienza energetica e impatto ecologico. Questa trasformazione culturale sta portando l’edilizia naturale a essere percepita come una scelta moderna e innovativa», racconta Monterisi, che collabora con studi di architettura del calibro di CRA Associati, Italo Rota e Park Associati. Proprio con quest’ultimo e con la designer Johanna Seelemann sono stati ideati degli elementi che, presenti sulle facciate in materiali naturali di Torri Risorsa a Milano -uno dei più recenti progetti di Ricehouse mirato alla rigenerazione urbana e sociale di alloggi pubblici- garantiscono la biodiversità favorendo la creazione di nidi per gli uccelli, insieme ai giardini e agli orti comunitari sui tetti.

In copertina: ©Barbara Corsico

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