Solid Gold, fino al 6 luglio al Brooklyn Museum
Simbolo di valore universale, e non solo, l’oro è una costante nella storia dell’umanità. Metallo prezioso, inconfondibile per il proprio colore, corporeità e lucentezza, ha perennemente rappresentato successo, spiritualità e ricchezza materializzandosi in una miriade di forme. Elementi che spaziano dal mondo dell’arte a quello della numismatica, dalla gioielleria ai beni di lusso, dalla decorazione al cinema. Grande protagonista delle opulente pale d’altare italiane del XIII e XIV secolo, riappare negli intricati paraventi giapponesi, nelle opere d’arte contemporanea e nelle creazioni d’alta moda dove l’ultimo riferimento va a Égalité, l’abito con piume d’oro, disegnato da Maria Grazia Chiuri per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024. Ampia la gamma di tecniche che artigiani e designer utilizzano per la sua lavorazione, mentre appaiono storie più oscure a riguardo dei danni ambientali e dei costi umani per l’estrazione del minerale dalla terra.
Tematiche che rappresentano il filo conduttore di Solid Gold: percorso espositivo allestito nelle gallerie del Brooklyn Museum, inaugurato in occasione del bicentenario della galleria newyorkese. In primo piano la magia seducente di questo materiale luminoso: dalle creazioni in oro massiccio ai nuovi prodotti ispirati dalle sue caratteristiche e il confronto tra le opere auree del passato e quelle del presente, gli intrecci e le ispirazioni compositive.
«Solid Gold appassionerà il pubblico lungo gli infiniti mondi dell’oro, le sue storie gioiose, anche se a volte strazianti, e le sue innumerevoli espressioni luminose nelle culture del passato e del presente», racconta il curatore Matthew Yokobosky. «In quanto museo impegnato a connettere arte e umanità attraverso esperienze da condividere, gli spettatori troveranno qui una fonte di ispirazione che li aprirà verso inesplorati regni di bellezza del loro mondo».
Organizzata in otto sezioni, Solid Gold presenta oggetti storici in giustapposizione visiva con opere e mode contemporanee, innescando solerti conversazioni attraverso il tempo e lo spazio.
Accanto alle apparizioni delle collezioni antiche in oro, le iconiche comparse del ventesimo e ventunesimo secolo. Incontri tra pezzi legati all’antico Egitto, al periodo ellenico e alle Americhe preispaniche, a fianco a realizzazioni recenti quali il prototipo di un gioiello disegnato per Elizabeth Taylor per il film Cleopatra (1963) e gli abiti teatrali di Christian Dior che fondono elementi della storia egiziana e l’allora controversa “linea H” dello stilista del 1954.
Dalla moda alla numismatica dove si pone l’accento sui processi di coniazione delle monete e sul loro ruolo nella diffusione di ritratti di celebri personaggi. Tutto questo, prima dell’avvento dei giornali e dei social media.
Highlight della sezione è l’istallazione Path to Nine (2024) di Zadik Zadikian, composta da 18 file di lingotti dorati in foglia d’oro disposti a scacchiera. Il rapporto dell’artista armeno con il metallo va oltre la sua bellezza fisica e il suo valore materiale considerandolo un simbolo di resistenza, purezza e testimonianza cosmica. Riflessioni sulle tecniche di lavorazione del materiale nel capitolo dedicato a “Working with Gold”.
Un’opportunità per approfondire la conoscenza dei metodi impiegati da artisti, artigiani e stilisti nell’uso dell’oro sia come materiale che come decorazione.
Un bene originariamente esclusivo, accessibile solo ai reali o per scopi rituali, che divenne più disponibile in seguito all’invenzione della moneta d’oro nell’antica Lidia, nel VI secolo a.C. In mostra le innovazioni tecnologiche del XX secolo, operose nel dar vita a nuovi prodotti le cui caratteristiche richiamino quelle dell’oro. Tra gli esempi i fili laminati di lurex e le paillettes plastificate capaci di aggiungere un tocco di lucentezza alle stoffe pur contenendo i costi. Più selettivo, l’impiego dell’oro autentico, componente di nicchia per l’haute couture e le arti, per il suo impatto estetico e valore monetario. Unico l’ensemble Aladin, firmato da Marc Bohan per Dior, realizzato con un tessuto con il 56% di oro su fondo scuro. Tra le sculture l’insolita Siren dell’artista britannico Marc Quinn, un’opera a grandezza naturale in oro massiccio a 18 carati che ritrae la modella Kate Moss in posizione yoga.
Tra i momenti clou, per la passione per l’oro nei settori di arte e moda, il riferimento va agli anni Venti e Trenta. Del periodo, i noti orologi Art Déco di Cartier e il pianoforte a coda Lunar Moth progettato dal fotografo Edward Steichen. Uno strumento-gioiello, fabbricato in mogano intarsiato con fasce dorate e tessere a specchio. Abbondanza di paillettes, pavé di perline e strass nei look da discoteca degli anni Settanta, inserti d’oro nell’haute couture di Pierre Cardin e Givenchy e nel “prêt-à-porter di lusso” di Gianfranco Ferrè negli anni Ottanta e Novanta seguiti dalle ultime realizzazioni di Garth Pugh, Walter van Bierendonck e Demna per Balenciaga.
Gold per i look d’alta moda ma soprattutto elemento universale di successo.
Un metallo prezioso che si materializza nelle medaglie dei vincitori, nei record, nelle stelle e nelle corone dei reali. Per concludere la mostra, i visitatori cammineranno sulle scintillanti onde d’oro animate dal collettivo artistico internazionale teamLab, un’esperienza digitale immersiva che sottolinea il fatto che l’oro è sicuramente eterno, come le onde inesauribili dei nostri oceani.
In copertina: 2024_Solid_Gold_Paula_Abreu_Pita_PS22