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Quando il pane è sinonimo di lavoro e inclusione

Sprechi alimentare e formazione, aziende in campo per una cultura più attenta


Il 16 ottobre si celebra la giornata mondiale del pane e la giornata mondiale dell’alimentazione, istituita nel 1981 dalla Fao. Questo semplice alimento, simbolo della tavola e della cultura italiana, è oggi anche al centro del dibattito politico ed economico: con l’aumento dei prezzi, il costo del grano aumenta di dieci volte, sollevando preoccupazioni riguardo alle speculazioni e alle distorsioni che affliggono le filiere alimentari. Un monitoraggio di Eurostat ha evidenziato che, nel mese di agosto, il costo del pane in Europa è aumentato mediamente del 18% rispetto allo stesso mese del 2021, con l’Italia che registra un incremento del 13,5 per cento.

La giornata mondiale rappresenta, dunque, non solo una celebrazione di questo alimento, ma anche un’importante occasione di riflessione sulle pratiche alimentari e sulle sfide che il settore deve affrontare.

In questo contesto, una delle aziende leader nella panificazione artigianale, la romana Grande Impero (la cui pasta madre è conservata presso il Center for Bread Flavour a Sankt Vith, in Belgio, luogo dedicato alla custodia delle paste madri di tutto il mondo), racconta molto di quello che ci sta dietro un filone di pane. A partire dall’inclusione e dalla formazione: l’azienda, ad esempio, abbraccia la diversità culturale, contando 27 etnie tra i propri dipendenti, molti dei quali sono stati reclutati attraverso corsi di panificazione in collaborazione con organizzazioni di volontariato. Tra questi, spicca il progetto con i Salesiani Don Bosco, volto all’integrazione di giovani provenienti da situazioni di disagio.

Più in generale è la presidente della holding, Antonella Rizzato, a sottolineare l’importanza dell’impatto ambientale, dell’inclusività e della sostenibilità come valori fondanti della sua azienda. Si parte dalle donne, con ruoli di responsabilità per il 50% delle posizioni.


«Con un adeguato supporto, potremmo sviluppare iniziative sociali su scala più vasta – racconta – Se le aziende si unissero, potremmo fare molto di più per il sociale.


Il pane, inoltre, è un prodotto sostenibile per eccellenza, specialmente quando la produzione è interamente made in Italy. Abbiamo anche avviato un’associazione che tutela e promuove l’origine e la produzione italiana, che investe sulla formazione per una corretta educazione alimentare».

Quando si parla di sostenibilità, oltre all’aspetto sociale non vale meno quello ambientale. Determinati tipi di forni, ad esempio, hanno consentito un risparmio energetico di circa il 75% rispetto a quelli tradizionali. Circolarità e sociale si sposano: su un totale di 22mila tonnellate di pane prodotte annualmente, oltre 1,5 milioni di kg di pane invenduto viene riutilizzato: una parte significativa è destinata alla produzione di biogas, generando circa 60mila kW di energia, sufficiente a illuminare oltre 7 milioni di lampadine a LED per un’ora; un’altra quota è impiegata per l’alimentazione animale (escludendo gli allevamenti intensivi) e il resto viene distribuito ad una ventina di associazioni benefiche.

In copertina: ©GrandeImpero

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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