Il progetto di Supervoid Architects ha puntato sulla valorizzazione delle strutture in chiave contemporanea
La campagna in città. In queste poche parole si sintetizza l’essenza del Borgo della mistica, un luogo che parla di verde e di sostenibilità all’interno di Roma, ma pur sempre in campagna. Non è necessario quindi oltrepassare il Grande raccordo anulare per immergersi in un ambiente bucolico lontano dal traffico, perché la tenuta della Mistica, oggetto di importanti scavi archeologici nel corso dell’Ottocento, si trova proprio accanto all’acquedotto Alessandrino.
Acquistata negli anni ‘30 del secolo scorso dalla famiglia Federici, l’area ha ospitato per molto tempo una tenuta agricola con allevamento di animali e punto di arrivo della transumanza. Dal 2006 è diventata protagonista di un’opera di trasformazione urbanistica che ha permesso l’insediamento di diverse realtà sociali quali la Cooperativa sociale agricoltura Capodarco e l’Associazione volontari capitano Ultimo onlus. In parallelo è stata sviluppata un’area dedicata all’accoglienza. Con il 2022 è arrivata un’ulteriore novità: il complesso gode ora di un nuovo assetto grazie al Borgo della Mistica, al suo ristorante e alla biopiscina aperta anche al pubblico esterno.
Si tratta di nuova sfida imprenditoriale della famiglia Federici che ha voluto rivoluzionare questa zona puntando su ristorazione di qualità, benessere e valorizzazione del tempo libero. Il Borgo sorge attorno agli orti produttivi e didattici della tenuta, interessati dalla vendita diretta e dalla trasformazione. Il progetto si pone l’obiettivo di «sostenere un’economia locale che includa i prodotti agricoli e agroalimentari del territorio – dalla produzione al consumo – e quello di salvaguardare la sostenibilità oltre che la cura delle buone abitudini alimentari», spiega Fortunato Federici, responsabile del coordinamento dell’iniziativa.
Il locale nasce dalla volontà di riqualificare i casali agricoli della tenuta per dare vita a una destinazione ricca di aree verdi e di servizi per giovani e famiglie.
Il progetto architettonico è stato affidato a Supervoid Architects che ha valorizzato le strutture in chiave contemporanea. Il rosso, tipico delle case cantoniere, è protagonista del complesso e compare su numerosi dei materiali utilizzati.
Ai fornelli c’è Ornella De Felice, che recentemente abbiamo visto impegnata al fianco di Barbara Agosti al Ristorante Altrove oltre che da Coromandel, entrambi a Roma. «Mi ha conquistata il dover costruire tante cose da zero, potendoci mettere molto di mio – racconta la chef –. Valorizzare l’elemento paesaggistico nella proposta gastronomica, che non vuol dire cucina semplice, ma significa accoglienza completa, sotto ogni punto di vista, per vivere un’esperienza a portata di mano dalla città: questo è il mio obiettivo.»
La sua cucina si può definire concreta, biologica e sostenibile, anche grazie alla collaborazione con aziende del territorio, per creare rete e valorizzare il contesto nel quale si trovano. Fra le pietanze che propone spiccano l’Uovo poché “Arianna Vulpiani” con vignaiola di stagione, cialda di pecorino e crostini di pane tostato, i Ravioli ripieni di cacio e pepe con asparagi, speck di anatra, crema di pecorino e maggiorana, la Battuta di scottona con scalogno agrodolce, senape, tuorlo marinato, maionese fatta in casa alle acciughe e polvere di capperi. Il menu prevede anche piatti vegani, come il Carpaccio di barbabietola marinato all’aceto di lamponi, melone bianco, formaggio fresco di mandorle, chips di cavolo nero e la Panella di ceci, hummus, verdure croccanti, semi di sesamo, maionese vegan alla curcuma.
E se è di pizza che avete voglia, magari con prodotti Presidio slow food, il locale accoglie anche la pizzeria Frumento dove è possibile gustare, per esempio, la Ventricina (fiordilatte, ventricina del Vastese, ‘Nduja di Spilinga, fili di peperoncino o la Guanciapiena (fiordilatte, patate a pasta gialla, guanciale. pecorino romano DOP, scalogno sfumato al whiskey, pepe nero).
In copertina © Foto: Emanuela Rizzo
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