Ecco l’identikit del format BUN, con 4 locali in 18 mesi dal lancio del brand
Un’hamburgheria che abbia a cuore i gusti e le scelte di tutti? È BUN, la catena di locali che tiene in considerazione le esigenze di giovani e meno giovani, che siano onnivori o vegetariani. Inclusività, eterogeneità, condivisione sono le parole chiave di un brand che nel giro di un anno e mezzo dalla sua prima apertura (dicembre 2019) conta ormai ben quattro locali a Milano e uno a Torino, da poco inaugurato. Frutto del progetto di Matteo De Brabant, socio fondatore di Jakala, Danilo Gasparrini, ceo di BUN, Emanuele Grippo, avvocato dello studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e della famiglia Marzotto, BUN – concepito come un fast food restaurant di qualità – propone una food experience incentrata su un prodotto dal cuore autenticamente americano. Hamburger newyorkese accanto alla sua versione vegetale e 100% proteica – il beyond meat – sono i protagonisti di un menu che non si esaurisce in quello che si mangia, ma che racchiude quella filosofia a tutto tondo che connota BUN fin dai suoi esordi: un concept etico e sostenibile, in cui il rispetto per il pianeta – espresso nel suo DNA plastic free – va a braccetto con un atteggiamento garbato e inclusivo.
«Attenzione al prodotto e una strategia che privilegia un approccio digitale e smart, sempre orientato al cliente, sono il cuore di un modello di ristorazione che si concentra nell’hamburger cucinato con tecnica smash e alla sua versione vegetale e 100% proteica, il beyond meat, protagonisti di un menu innovativo ma sempre con un occhio alla tradizione», spiega Gasparrini, al quale Pantografo ha chiesto quale sia il modello di business di BUN. E così, accanto alla proposta tradizionale – che prevede Hamburger, Cheeseburger, Crispy Smoke Burger, Super Bun, Chicken Burger, Crispy Chicken Burger – c’è il medesimo menu declinato in chiave beyond meat grazie all’hamburger 100% vegetale e proteico: «(…) in linea con la filosofia sostenibile del brand, sa – e sembra – di carne e non impatta sul pianeta», spiega Danilo Gasparrini. E per chi vuole eliminare i carboidrati dalla propria dieta c’è il Protein Burger, preparato con la tecnica smash e con l’insalata al posto del pane. Una proposta che ha anche il suo corrispettivo beyond meat, declinato in chiave carb free e sostenibile, oltre che vegetariano, in quanto l’insalata nasconde un hamburger in versione vegetale e 100% proteica che sa di carne ma non impatta sul pianeta.
L’invito alla condivisione e alla creazione di una community «(…) è parte stessa della filosofia di BUN basata sul fatto che tutti possano mangiare da noi, indipendentemente dalla scelta etica o alimentare – spiega Gasparrini -. I vegetariani hanno la stessa scelta degli onnivori, nello stesso posto e nello stesso momento. Tutti fanno ugualmente parte della grande community di BUN in cui la diversità personale diventa un valore ed è rispettata, a partire da quello che si decide di mangiare.»
Grande protagonista della scena di BUN a Torino, ma anche della sede di viale Biligny a Milano, è il progetto di interni, curato da uno studio di architettura spagnolo che ha puntato sull’uso di colori vivaci per definire le diverse aree del locale.
«Il nostro approccio ibrido alla ristorazione non ci ha mai fatto dimenticare l’importanza dei luoghi fisici e per questo ci siamo appoggiati alla creatività riconoscibile del design di Masquespacio per dare vita a ristoranti esperienziali, belli da vedere e da vivere, in cui poter essere parte attiva della filosofia del brand», continua Gasparrini. Il locale di Torino è illuminato da tre ampie vetrine che creano una continuità tra interno ed esterno, tante quante sono le componenti cromatiche che lo contraddistinguono, verde, rosa e blu. I progettisti hanno fatto in modo che a ogni vetrata corrisponda internamente un colore per l’ambiente inquadrato. «L’idea è quella di giocare con un colore per ogni vetrina al fine di creare un effetto visivo che sollecita l’osservatore esterno a spostarsi da uno scenario all’altro, viaggiando attraverso tre diverse esperienze spaziali», spiega Ana Milena Hernández Palacios, fondatrice di Masquespacio insieme a Christophe Penasse.
L’obiettivo è quello di provocare curiosità e di indurre l’osservatore esterno a esplorare il mondo colorato e gustoso di BUN. Il verde indirizza direttamente al bancone degli ordini, mentre il rosa e il blu individuano due spazi completamente diversi fra loro. Nel primo, quello rosa, si trovano sia postazioni singole sia tavoli da condividere, alcune delle quali popolano uno spazio a baldacchino leggermente sopraelevato e incorniciato da due archi. Nel secondo, quello blu, entra in scena la componente ludica del progetto: un ambiente simile a una piscina invita gli avventori a consumare i loro bun burger al suo interno, come se stessero galleggiando nell’acqua, circondati da piastrelle blu, scalette e oblò, in una nuova idea di swim-up bar. «Il risultato è una sintesi perfetta – riassunta nell’immagine fresca e instagrammabile dello spazio – tra le esigenze delle nuove generazioni, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, e l’idea più sofisticata di hambuger restaurant di qualità», conclude Gasparrini.
Ingredienti
1 panino
2 hamburger da 100 g di carne bovina
Un pizzico di sale
Un pizzico di pepe
Una noce di burro
2 fette di cheddar
2 fette di bacon
Salsa affumicata
Procedimento
Scaldare la piastra al massimo della temperatura, dopodiché mettere le due fette di pancetta a cuocere posizionandole sulla piastra senza nessuna aggiunta, aspettare che sotto siano abbrustolite, poi girare dall’altro lato. Quando la pancetta è abbrustolita da entrambi i lati toglierla dal fuoco e lasciare che si asciughi e diventi croccante.
Rimuovere dalla piastra il grasso lasciato dalla pancetta, posizionare la carne e cuocerla con la tecnica smash: aspettare pochi secondi, poi schiacciare gli hamburger con forza fino a farli diventare alti 1 centimetro e aggiungere un po’ di sale e pepe. A metà cottura girare gli hamburger e mettere sopra ciascuno una fetta di cheddar. Mentre la carne cuoce preparare il panino: imburrare le due parti interne del panino, quindi tostarlo per pochi secondi sulla piastra. Posizionare sulla corona superiore del panino due cucchiai di salsa affumicata e su quella inferiore i due hamburger sovrapposti con sopra la pancetta. A piacimento aggiungere insalata, pomodoro, cetriolini, cipolla o jalapeño.
Immagine di copertina: BUN, Milano, viale Biligny. Progetto: Masquespacio. Ph. © Gregory Abbate
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