Lo spazio, nel cuore di Roma, accoglie due box per le registrazioni e il primo showroom europeo della Oswalds Mill Audio
«Senza la musica la vita sarebbe un errore». L’aforisma, preso dal libro il “Crepuscolo degli idoli” scritto nel 1888 da Friedrich Nietzsche, racconta in pochi caratteri l’essenza del rapporto quasi di dipendenza che questa forma d’arte è in grado di suscitare nelle persone. Fra queste c’è sicuramente Jonathan Weiss, personaggio eclettico e fondatore della Oswalds Mill Audio (Oma), impresa statunitense che realizza dispositivi per l’ascolto della musica. Fin qui niente di strano. Siamo infatti abituati all’idea del lavorare, viaggiare e fare sport accompagnati da tracce audio digitali di ogni tipo. A rendere speciale l’approccio di Weiss, filosofico ma anche molto pratico, è la capacità di realizzare apparecchiature che sul mercato hanno pochi eguali per pulizia e profondità del suono, oltre ad essere veri e propri oggetti di arredo. Ed è qui che entra in gioco Ana Gugić, senior product & interior designer croata, da tempo di base in Italia.
Ma cosa unisce due carriere all’apparenza così distanti? Lo “Studio 33”, uno spazio-concept che in netta controtendenza con la situazione di crisi generata dalla pandemia di Covid19 ha aperto a inizio ottobre a Roma nel quartiere di Trastevere. L’ambiente accoglie due “box” per le registrazioni musicali totalmente insonorizzate e il primo showroom di Oma in Europa. Un luogo in cui l’architettura è al servizio della musica, dove toccare con mano prodotti fino ad oggi “confinati” sulla sponda occidentale dell’Atlantico e godere della morbidezza del suono prodotto da amplificatori a valvole di bassa potenza con casse a trombe coniche.
Lo spazio, un vecchio garage costruito negli anni ’30 a due passi da piazza san Cosimato, nel tempo è stato trasformato in uno studio di fotografia molto attivo e noto negli anni ’80 e ’90. Oggi, dopo un’intensa attività di ristrutturazione terminata lo scorso febbraio dopo sei mesi di lavori, Studio 33 punta a diventare un think thank creativo musicale a tutto tondo. Dalla produzione audio a quella video, per arrivare alla hi-end listening exprerience, ma anche a sede perfetta dove presentare progetti d’avanguardia o organizzare momenti di formazione per fornire le basi tecniche e manageriali proprie del mondo della musica.
Tutto l’ambiente è fatto per la musica ma senza stravolgere l’anima dello spazio
Ana Gugić
«Ho capito l’importanza del suono e dell’oggetto che lo produce da quando ho iniziato a lavorare con Jonathan. Oggi ci sono in giro dispositivi hi-tech che puntano a restituire la musica in modo perfetto – racconta la Gugić, progettista che disegnato gli interni di Studio 33 – senza però riuscirci. Invece gli amplificatori di Oma, dalle “torri” a quelli più piccoli che ho disegnato personalmente, ti colpiscono sia dal punto di vista estetico che per la qualità incredibile del suono».
Altro elemento caratterizzante tanto lo studio trasteverino quanto l’impresa statunitense è l’attenzione alla sostenibilità. «La produzione è più simile a quella di un sistema artigianale che di massa» spiega la designer. «Tutti i materiali con cui sono realizzati gli amplificatori, in particolare il legno e l’acciaio, arrivano dalle foreste e da piccoli impianti molto vicini alla sede della società (New Tripoli, Pennsylvania ndr). Abbiamo poi eliminato la plastica, al pari di quanto fatto da Oma per i suoi prodotti». Una joint venture green fra Italia e Usa nel cuore della Capitale che si esplicita non solo attraverso le scelte progettuali, ma anche tramite gli stessi arredi. «Tanti oggetti arrivano dall’America. Un esempio? La targa con il nome dello Studio 33 è stata realizzata dagli Hamish della Pennsylvania. Nell’ottica del riuso, concetto fondamentale della progettazione, sono andata in giro per mercatini dell’usato e aste, con l’obiettivo di dar vita ad un ambiente sobrio ma accogliente allo stesso tempo».
Immagine di copertina ©Studio 33
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