Picnic all’ombra dei grattacieli, contaminazioni internazionali e cene estive a base di pesce per il ritorno alla normalità post Covid19
Nella bella stagione solitamente si preferisce mangiare e bere all’aperto, tanto più in questa estate 2020, dopo aver trascorso quasi tre mesi al chiuso a causa del lockdown dovuto alla pandemia da Covid19. E così, molti locali si sono attrezzati con dehor e terrazze per garantire ai possibili avventori momenti di piacevole relax davanti a un buon piatto o a un fresco aperitivo. A Milano le possibilità sono molteplici.
Fra le più originali c’è quella di Peck CityLife che propone picnic per il brunch, durante il weekend, e per l’aperitivo, dal martedì alla domenica. E a garantire un’esperienza unica contribuisce la location: il grande parco davanti alle iconiche architetture di Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Arata Isozaki. Il ristorante propone sei differenti formule pensate per due persone. Spazio però anche alla personalizzazione del menù, con la possibilità di selezionare le pietanze direttamente al banco gastronomia. Di queste quattro sono destinate al brunch e due all’aperitivo. Nel primo caso si può scegliere fra “Golosi Sfizi” con mondeghili, pinzimonio di verdure, olive verdi, panino con roast beef Peck, insalata, pomodoro e maionese, crostatina ai lamponi; “Passione Veggie” composto da torta salata alle verdure, parmigiano reggiano DOP, insalata greca, plumcake all’arancia, pane; “Weekend gourmet” per assaporare un paninetto con gamberi in salsa cocktail, caesar salad, crostatina all’albicocca, sandwich con vitello tonnato Peck; “Sapore di mare” che prevede riso mare, gamberi in salsa cocktail, storione alla catalana, macedonia di frutta, pane. Nel secondo caso la scelta è fra “Salumi e baci”, proposta che prevede una serie di sandwich con bresaola Peck olio e pepe, prosciutto cotto e insalata russa Peck, prosciutto crudo e mozzarella di bufala, mortadella e zola, pinzimonio di verdura, melone a cubetti e “Made in Peck”, anche qui una serie di paninetti con gamberi in salsa cockail, tartina con insalata russa Peck, vitello tonnato, tartina con salmone marinato all’aneto, pinzimonio di verdura, olive verdi. Inoltre il cesto in vimini include acqua, coperta, posate e bicchieri, in pratica tutto l’occorrente per vivere un’esperienza rilassante e gustosa immersi nel verde.
Per chi desidera una proposta che strizza l’occhio alle contaminazioni culinarie internazionali c’è Spica a Porta Venezia, locale nato dalla sinergia fra Ritu Dalmia (indiana) e Viviana Varese (salernitana a Milano) che quest’anno ha inaugurato dehor esterno e giardino segreto nel cortile. A Spica le due donne, proprietarie di altri ristoranti nella città meneghina, portano in tavola le cucine di tutto il mondo, all’insegna della convivialità e della condivisione. Quattro le macro-aree geografiche che ispirano le proposte gastronomiche: sud-est asiatico, sub-continente indiano, Europa e Americhe. Per ogni zona Dalmia e Varese hanno individuato i loro piatti del cuore grazie a tanti anni di viaggi, per riproporli in due tipologie: portate da condividere e piatti principali. Fra questi l’asiatico Bao al vapore ripieno di cotoletta di pollo e maionese al wasabi oppure ripieno di melanzana croccante con salsa malesiana, l’europea Coca Maiorchina, focaccia delle Isole Baleari con acciughe, peperoni e patate, l’americana Quesadilla con crema di fagioli e ripiena o di solo formaggio o di formaggio e maiale, solo per citarne alcuni. La novità di quest’anno è il brunch della domenica, descritto nel menù come «un viaggio di sapori, colori, profumi in un solo pranzo». È composto da un aperitivo a scelta accompagnato da mini bao, dim sum, pakoras, keema pao, e da un piatto principale a scelta fra quattro pietanze, tra le quali spicca la Khao Suey (zuppa di cocco speziata con riso e verdure).
Altro luogo ideale per una sosta a pranzo, aperitivo o cena, è Particolare Milano, zona Porta Romana. Qui è stato inaugurato uno spazio all’aperto destinato a diventare un giardino d’inverno quando le temperature si abbasseranno. Interessante il concept della drink list curativa, carta dove si legge che «alchimisti, monaci e filosofi ci hanno insegnato attraverso la storia la vera arte della distillazione. Il distillato estrae l’essenza della materia prima rendendolo accessibile all’uomo al fine di curare l’anima ed il corpo». Un approccio che si ritrova nei nomi dei cocktail: La cura, L’eccitato, L’ipocondriaco, La vipera, Il puritano, Il peccatore, Il puritano e Achille. Ognuno di questi quali contiene una particolare erba officinale individuata dal sommelier Luca Beretta. A cena, invece, l’offerta si sposta su piatti estivi come la Tartare di gamberi, avocado e pane carasau oppure la Seppia alla plancia, il suo nero e i piselli, tutti preparati dallo chef Andrea Cutillo.
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