Dalla collaborazione tra lo chef stellato e Carlotta Mastroianni, art advisor e fondatrice di Ada, nasce il programma “Zolle”
L’essere umano fa parte della natura? Con l’idea di rispondere a questa domanda tre artiste – Alice Paltrinieri, Viola Pantano e Donatella Spaziani – sono state selezionate per “Zolle”, il nuovo programma di residenze artistiche aperto al pubblico domenica 24 marzo all’interno dell’Antonello Colonna Resort.
Un’idea nata per sostenere il lavoro di giovani artisti nati nel Lazio e riconnetterli con la propria terra, dando loro l’opportunità di vivere per un mese all’interno del resort di Labico e creando opere che da questo periodo di residenza traggano suggestioni sull’unione tra uomo e ambiente naturale.
«Oggi ci occupiamo di orti con blockchain ma il vero lusso è la ricerca – ha spiegato lo chef stellato Antonello Colonna – Sono il custode di questa rabbiosa realtà che ho voluto realizzare investendo sui giovani». Allargare i confini, quindi, dall’attività di ospitalità e ristorazione alla provocazione di chiamare “Zolle” il programma ideato con la piattaforma web Ada, fondata da Carlotta Mastroianni (che è stata anche art advisor nella scelta delle artiste) per la consulenza negli investimenti in arte moderna e contemporanea e vino da collezione. «Tutto parte dal campo – ha affermato lo chef – che poi per me diventa cucina».
Prassi invertite in questo progetto, spiega il curatore Lorenzo Rubini: l’artista “torna a casa” invece di partire alla scoperta del mondo e del diverso da sé.
Fino a novembre 2019 nel resort di Valle Fredda sarà in mostra la personale di Alice Paltrinieri, la prima delle tre artiste di questa prima edizione che Carlotta Mastroianni definisce «sperimentale». Al suo attivo esperienze a Roma e Londra, dove ha lavorato per Nina Fowler e Angela de La Cruz, oltre a una collaborazione con lo statunitense Lawrence Carrol; attualmente è assistente del maestro Pizzi Cannella nell’atelier dello storico Pastificio Cerere di San Lorenzo a Roma.
«Alice Paltrinieri – spiega Rubini – lavora direttamente sullo spazio di Labico, ne studia la conformazione materiale ma anche l’essenza quotidiana che anima questo luogo per essere non soltanto a stretto rapporto con il territorio circostante ma una sua estensione. Il lavoro dell’artista va alla ricerca di dettagli minori, spesso passati inosservati e ne sottolinea l’importanza, ai fini di una più complessa conoscenza del luogo, che si traduce in una personale auto-ricognizione».
Ecco allora riaffiorare su carta le fratture nella resina del pavimento, in due serie di quadri scomposti che recuperano il colore scuro della terra. E ancora, dal recupero di travi in ferro e specchi nasce un’installazione nel centro della sala principale del resort, frutto del racconto ascoltato nel suo periodo nel resort. È posta lì, dove gli architetti dello studio Aniello Tasca aveva tirato un filo dalla collina ai due alberi di fronte all’ingresso prima di iniziare la progettazione vera e propria: riempie un vuoto e ricostruisce un ricordo, riflettendo nel piccolo specchio l’ambiente che lo circonda e recuperando quell’idea di connessione tra ambiente e costruito attorno a cui si muove tutto il resort.
«Il principio seguito nella progettazione era quello di inserire una struttura dalla planimetria molto ben definita intaccando il meno possibile il territorio – spiega l’architetto Francesco Aniello -. Ogni zolla doveva restare al suo posto». Così la struttura, un prefabbricato di tipo industriale assemblato sul posto con ampie vetrate sul panorama esterno, gioca sul ritmo matematico ripetuto dagli elementi 2×4 metri mentre il tunnel centrale su cui si costruiscono gli spazi ripete elementi di 3×3 metri. «La natura viene inquadrata dalla forma geometrica delle finestre – continua l’architello – ricostruendo tutto lo spazio tolto al terreno attraverso una piastra calpestabile (100×20 metri) con cui si “riguadagna il cielo” che in genere si perde chiudendo gli spazi con il tetto. Una piastra accessibile solo dall’esterno» anche se funzionalmente integrata con il resort.
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