“Né altra né questa” è il titolo della mostra nella quale il protagonista sarà il pubblico che individuerà di volta in volta di nuovi percorsi e interpretazioni
Talento, creatività, estetica. Tre elementi senza i quali l’arte non avrebbe modo di esistere, o quantomeno non per come la conosciamo noi. Con una sola parola si racchiudono un insieme di attività così complesse e variegate, e sono pochi gli appuntamenti in tutto il mondo che possono vantare un’offerta esaustiva, per quanto non assoluta. Uno di questi si svolge a cadenza regolare in Italia ed è arrivato alla sua 58esima edizione.
Stiamo parlando ovviamente della Biennale di Arte di Venezia, kermesse semestrale che rappresenta a livello globale uno dei principali momenti di approfondimento e narrazione dedicati all’arte contemporanea. Quest’anno le porte dell’Arsenale veneziano, che ospita anche la Biennale di Architettura, si apriranno dall’11 maggio al 24 novembre 2019. Ma, come ogni anno, a farla da padrone saranno i padiglioni nazionali, veri e propri scrigni all’interno dei quali i Paesi partecipanti ospitano le opere di artisti rinomati in grado di stupire e coinvolgere i visitatori. Come ogni edizione, uno dei più attesi è quello italiano e quest’anno la sua realizzazione è stata curata da Milovan Farronato, volto noto nel panorama dell’arte contemporanea e attivo in particolare fra Milano e Londra.
Il titolo della mostra del Padiglione Italia? Né altra né questa: La sfida del Labirinto
«Venezia stessa è un labirinto – ha raccontato Farronato in occasione della presentazione del Padiglione Italia che si è svolta ieri a Roma – e nei secoli ha affascinato e ispirato l’immaginazione di tanti creativi, tra cui Jorge Luis Borges e Italo Calvino. La città, indiscusso centro cartografico del Rinascimento, viene descritta proprio da Calvino come un luogo in cui le carte geografiche sono sempre da rifare dato che i limiti fra terra ed acqua mutano continuamente, rendendo gli spazi dominati da incertezza e variabilità. Ed è proprio in un contesto dal carattere così imprevedibile che emerge Né altra Né questa, una mostra in cui le opere esposte, in stretto dialogo fra loro e con l’allestimento, generano continuamente nuovi percorsi e interpretazioni ramificandosi come un micelio».
Saranno molteplici sia i percorsi che le interpretazioni offerti agli spettatori che avranno così un ruolo di primo piano. Al pari di un libro-game, saranno proprio i visitatori a determinare il proprio itinerario all’interno del Padiglione Italia. Fin dall’ingresso, che offre due entrate opposte, il pubblico si confronterà con l’esito delle proprie scelte che lo porteranno a vivere emozioni come il dubbio e l’indeterminatezza, entrambi elementi fondamentali della conoscenza. Un vero e proprio labirinto quindi, dove saranno esposte le opere di tre artisti italiani con numerosi punti di contatto e divergenza fra loro: Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro. A completare l’offerta culturale del Padiglione, è stato previsto un ciclo di talk a cui parteciperanno David, la Moro e il prof. Marco Pasi. Dal mondo della moda e del lusso la maggior parte degli sponsor. Tra loro Gucci (main sponsor con FPT Industrial) e Nicoletta Fiorucci.
A sottolineare i tanti punti di contatto fra la vision del curatore e quella della manifestazione culturale, è stato il Presidente di Biennale Paolo Baratta. «L’idea del labirinto che può condurre, per varie vie e interruzioni di percorsi, alla difficile ricerca di una via d’uscita, ben si affianca all’idea di una Biennale nella quale si offrono, a chi la percorre, una miriade di occasioni, porte aperte e luoghi del desiderio, tutti affascinanti e disorientanti allo stesso tempo, nei quali perdersi non è il peggiore dei peccati».
In copertina: render dell’ingresso del Padiglione Italia
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