Su una superficie di 9 kmq si trovano un centinaio di edifici divisi in dodici aree ispirate ad altrettante città del Vecchio Continente
Non è raro sentir parlare di progetti “made in China” con numeri che, ai nostri occhi, appaiono quasi insensati per la loro scala di grandezza. Ultimo in ordine di tempo, il ponte più lungo al mondo che ha abbattuto i tempi di percorrenza fra Macao ed Hong Kong, un’infrastruttura di 55 km divisa in ponti e tunnel sottomarini costruito in soli 8 anni. Non è da meno il più grande radiotelescopio al mondo, completato in poco più di 5 anni e con una parabola dal diametro di 500 metri, quasi il doppio di quello di Arecibo (Puerto Rico) che deteneva il record fin dal 1963. Fino a qui però, niente di impossibile viste le enormi potenzialità del colosso asiatico, garantite da una popolazione sterminata e una crescita economica galoppante.
A stupire stavolta, è stata invece una compagnia privata che negli ultimi anni si è fatta conoscere in tutto il mondo: la Huawei
Come? Con un nuovo Headquarter situato nel Dongguan ed esteso su una superficie di 9 kmq nella cosiddetta “Silicon Valley” cinese. Ma la particolarità che ha attirato l’attenzione sul nuovo “Ox Horn Campus” (letteralmente “corna di bue”, per via della sua forma) è un’altra. Diversamente da altri giganti della tecnologia come la Apple o la Samsung, invece di ispirarsi a forme innovative e futuristiche, la multinazionale cinese ha scelto di guardare all’architettura di 12 città europee. Il motivo è spiegato dalla stessa compagnia che ha spiegato la scelta sostenendo che si tratta di «centri iconici perché simbolo di cultura, arte e progresso». In 140 ettari ci si può spostare da Parigi a Verona, per arrivare ad Oxford, Bruges e Granada.
Quello di ispirarsi a città realmente esistenti non è certo un trend nuovo, non solo per la Cina. La seconda Venezia più famosa al mondo, infatti, si trova negli USA. Dove? Ovviamente a Las Vegas, luogo in cui, fra le altre cose, potete fare anche un giro alle Piramidi oltre che a blackjack. Qui però non si tratta di un luogo dedicato unicamente al divertimento, anzi. All’interno dei suoi 108 edifici lavorano 25mila dipendenti, circa 2mila per ogni distretto. Per permettere a tutti gli impiegati di raggiungere il posto di lavoro, la multinazionale ha organizzato una vera e propria flotta composta da decine di pullman che, ogni mattina, li porta all’interno del campus per poi riportarli a casa a fine turno in un quartiere composto da grattacieli a pochi kilometri di distanza. A dividere in due il nuovo HQ c’è il lago Songshan, attraversabile tramite una struttura molto molto simile al Ponte della Libertà di Budapest.
La costruzione dal nulla di un centro così importante non è stata certo uno scherzo. Iniziata nel 2015, ha subito alcuni ritardi con quattro aree ancora da completare e con i costi che hanno abbondantemente superato il miliardo di euro. Forte attenzione anche alla sostenibilità, tema sempre più importante e di cui la Cina si è fatta portavoce globale dopo che gli Stati Uniti guidati da Donald Trump hanno deciso di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima. Oltre alla numerosa presenza di aree verdi, in particolare intorno al lago, all’interno del campus è vietato l’utilizzo di mezzi a motore privati. Per collegare le varie aree è stata realizzata una linea ferroviaria di quasi 8km percorsa da un servizio di tram attivo tutto il giorno per trasportare i dipendenti da una parte all’altra, o meglio, da una città all’altra. Gli stessi edifici sono stati realizzati riducendo quanto più possibile l’impatto ambientale. Una serie di accorgimenti che, unito alle cifre mirabolanti che caratterizzano l’operazione, almeno inizialmente non possono che generare il famoso effetto “wow!”.
Un obiettivo senza dubbio raggiunto. Dai numerosissimi video postati da decine di testate in tutto il mondo, invitate di recente dalla Huawei per un giro “turistico” dell’HQ, sembra infatti di stare in una vera e propria Europa in miniatura. Gli edifici non sono delle copie identiche, ma l’architettura è palesemente e volutamente ispirata alle città di riferimento. In questo modo si evita l’effetto copia e il visitatore ha davvero la sensazione di trovarsi in Italia, Spagna o Francia.
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