Nello zaino solo una fotocamera e alcuni hashtag. Ecco il tour verso nuovi post(i)
In principio erano le vacanze nelle grandi capitali europee, poi venne il tempo dei viaggi organizzati e dopo ancora di quelli low cost verso mete fino ad allora poco frequentate.
Oggi si raggiungono solo destinazioni instagrammabili, luoghi sconosciuti e scorci mozzafiato da poter pubblicare su tutti gli account che abbiamo. Posti di cui, per fortuna, l’Italia continua ad essere ricca.
Così Instagram ha permesso agli utenti di poter scovare anfratti dietro casa o a chilometri di distanza conosciuti solo dagli addetti ai lavori e da chi li abita e, contemporaneamente, ha dato uno spazio a quei luoghi per mostrarsi, farsi conoscere, tornare alla ribalta dopo secoli di silenzio.
La prima ricaduta è stata sugli incassi: b&b, alberghi e ristoranti pieni, economia rilanciata da migrazioni di massa (perlopiù estive) verso luoghi che affollano le homepage dei social, sono il lato positivo di un processo che si spera non sia nato solo ed esclusivamente per poter pubblicare una foto da mille like.
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L’app, nata in realtà per gestire i check-in online, è quasi la vetrina di un’agenzia con la quale scegliere le mete per un viaggio. Non solo, nel tempo è diventata molto di più: una piattaforma di promozione (più o meno marcata) di tutto, dalle culture al cibo, dal fashion al lifestyle. Ai luoghi. Con la felicità di sindaci, commercianti e di chi opera nel settore del turismo, ma soprattutto di chi ha voglia di scoprire il proprio Paese e di innamorarsene ogni volta di più. Che sia questa la contrindicazione positiva della febbre da condivisione?
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